05 novembre 2011

Dipendenti Enel contro gli ambientalisti della manifestazione "Fermiamo il carbone"- Ma sono gli ambientalisti i veri nemici?

Quale partecipante alla manifestazione nazionale di Adria contro il carbone di sabato 29, ho aspettato alcuni giorni per “digerire” tutto lo scherno che ci ha ribaltato addosso il grande striscione dei dipendenti della centrale: “Per il bene comune… andate a lavorare”. 
Ho scoperto con sorpresa che i dipendenti Enel hanno individuato i loro nemici, che uno di questi insieme a tanti altri sono io, anche se non ho mai dichiarato guerra ad alcun dipendente Enel.
E mi sono chiesto se i partecipanti alla bellissima colorata pacifica plurale manifestazione adriese meritassero quelle parole. 
Non le meritano certo gli operatori turistici di Rosolina, che sfilavano con i loro striscioni, che con un ambiente pulito lavorano e danno lavoro. Un lavoro parimenti degno di tutela quanto quello dei dipendenti Enel.
Non le meritano i ragazzini, i bambini, le mamme, i pensionati che hanno sfilato, che non lavorano ancora o non lavorano più, ma che hanno comunque diritto ad un’aria meno irrespirabile e a un futuro meno sconvolto dai cambiamenti climatici.
Quelle parole non le meritano i lavoratori della Fiom che hanno sfilato; tantomeno le meritano quelli tra loro licenziati o che stanno in cassa integrazione, verso i quali lo striscione Enel risultava perfino offensivo.
E allora a chi è diretto lo scherno del grande striscione, così grande che a srotolarlo tutto erano in trenta?

Gli ambientalisti, tutti gli ambientalisti, non si sono mai sognati di indicare i dipendenti Enel quali loro avversari. 
L’avversario degli ambientalisti – come di qualunque persona di buon senso capace di ragionare in proprio - è l’azienda Enel, che è pubblica (vuol dire: di tutti) per il 30%. L’avversario degli ambientalisti e del buon senso è l’azienda Enel che ha inquinato per decenni consapevolmente il territorio, come è definitivamente accertato da una sentenza definitiva dopo tutti i tre (tre!) gradi di giudizio. L’avversario di ambientalismo e buon senso è l’azienda Enel che proprio per questi trascorsi non è per niente credibile quando racconta la favola del carbone “pulito”.  L’avversario è l’azienda che pur possedendo una società per le energie pulite quale Enel Green Power, riserva al Delta del Po (l’unico delta italiano!) i peggiori impianti e i peggiori combustibili: gasolio, orimulsion (fortunatamente mai partito) e ora carbone.
Ambientalisti e persone di buon senso sarebbero i primi a festeggiare se l’azienda assumesse il doppio degli attuali dipendenti, impiegandoli in tecnologie pulite, nella ricerca, e perché no? nella bonifica e riqualificazione ambientale del sito. Noi non siamo contro i dipendenti Enel; siamo contro la riconversione a carbone voluta – imposta! – dall’azienda Enel.
E allora perché ci attaccano i dipendenti Enel se noi non li consideriamo nostri avversari? 
Perché attaccano con una durezza che neanche l’Enel stessa usa? 
Quanto sono “indipendenti” i dipendenti Enel?
E chi sono i veri nemici dei dipendenti Enel?

Giorgio Penolazzi

30 ottobre 2011

Manifestazione nazionale Fermiamo il carbone: il video per quelli che dicono che eravamo pochi

Un video per dimostrare che non eravamo pochi ad Adria sabato 29, come certuni dicono (e scrivono...)

Fermiamo il carbone - Manifestazione nazionale Adria 29 ottobre 2011 from Giorgio Penolazzi on Vimeo.

Per tutti quelli che hanno detto e scritto che eravamo pochi: Una risposta viene dal filmato "non toccato nè ritoccato", senza alcun lavoro di edizione. Semplicemente sfila sotto la mia telecamerina una buona parte del bellissimo corteo No Coke di sabato 29 ottobre.
Una buona parte, ma non tutto il corteo, ovviamente: non sono mica stato sempre lì a riprendere; ho anche sfilato, parlato con vecchie conoscenze, fatto foto...
Per certi fogli il vecchio detto si capovolge e il motto sembra essere ora "Le opinioni separate dai fatti".

25 ottobre 2011

Che c'entra l'etica con i cambiamenti climatici?

Difficile dire quale sia stato il migliore fra gli autorevoli interventi del Convegno "Oltre il carbone- una risposta alla crisi" organizzato al Centro Don Bosco in preparazione della manifestazione nazionale fermiamo il carbone del 29 ottobre: da Scalia ad Onufrio, da Ceruti  a Boschetti, da Bardi  a Gasparini chi scegliere?
Eppure una delle relazioni mi ha molto colpito. Si tratta della relazione he aveva per titolo "Etica e clima" di Matteo Mascia (Fondazione Lanza) e vorrei riproporla ai lettori di questo blog, nei suoi tratti essenziali (mi si perdoni l'approssimazione...).

Secondo Mascia il problema dei cambiamenti climatici e i danni derivanti dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse energetiche, ci costringono a considerare da una parte che le risorse sono limitate e che le attività umane hanno un impatto sulla natura, che può non essere reversibile;  dall'altra  evidenziano la necessità che la dimensione etica possa diventare centrale rispetto agli indirizzi politici ed economici della comunità internazionale.

Si tratterebbe infatti di operare avendo di fronte tre importanti questioni di giustizia. La prima: giustizia nei confronti dei poveri, senza cibo nè acqua, senza la possibilità di soddisfare i bisogni primari, per l'impossibilità di accedere ad una sufficiente quantità di energia elettrica.
Se anche i poveri potessero disporre di energia questo si tradurrebbe rapidamente in: vita, salute, democrazia e libertà.

La seconda questione da affrontare è  secondo Mascia quella della giustizia nei confronti delle giovani generazioni e delle generazioni future che non hanno voce. Si tratta di assicurare loro la disponibilità dell'energia e delle risorse nel tempo, così come ne abbiamo potuto disporre noi, senza che possano esaurirsi.

La terza ed ultima è una forma di giustizia che riguarda il  mondo dei viventi: è la responsabilità verso la natura che ha valore in quanto tale. Natura in cui bellezza e fragilità sono strettamente legate.

Conclusione di Mascia: la crisi ecologica è perciò anche una crisi culturale. Serve un allargamento della base morale. 
"I diritti fondamentali non possono ormai più prescindere dall'impegno per l'ambiente".

... musica per le mie orecchie!

05 ottobre 2011

Lotta del governo ai blogger e all'informazione libera: mi unisco alla protesta

 Dal sito del Il Fatto Quotidiano
La pagina di apertura di Wikipedia (enciclopedia libera consultabile sul web), ora ha una nuova schemata. Una lettera su sfondo verde accoglie gli utenti: “Cara lettrice, caro lettore, in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c’è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero”.

Il motivo dell’iniziativa si legge poche righe più in basso: il comma 29 del ddl Intercettazioni. Secondo questa norma, si legge nel comunicato “chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto, indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive, di chiederne non solo la rimozione, ma anche la sostituzione con una sua “rettifica”, volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti”.

Il meccanismo di funzionamento del sito prevede che qualsiasi utente possa aggiungere contenuti e modificare quelli postati da altri, se li ritengono inesatti. Per gli utenti di Wikipedia, firmatari della lettera “l’obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce un’ inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza”. Da qui la decisione di bloccare il sito: qualunque parola digitata nel motore di ricerca rimanda esclusivamente alla lettera di protesta.

30 settembre 2011

No Coke Polesine: Convegno e manifestazione nazionale contro il carbone

Cari lettori di questo blog  sono il Ramarro del Delta.
Lavocetta  mi dice che non ha dimenticato gli impegni presi con voi, di raccontare  le sue particolari riflessioni su temi di attualità dall'ambiente ai diritti, con particolare riferimento ai fatti che riguardano il Polesine e il Delta.
Infatti è impegnata in altri blog  e offre così il suo modesto contributo  per un futuro diverso del Polesine  (e di tutta Italia) contro l'uso del carbone, insieme a molti altri. 
Ci sarà infatti una importantissima manifestazione nazionale contro il carbone ad Adria  il 29 ottobre prossimo ed un Convegno "Oltre il carbone" il giorno 8 ottobre a Rovigo a cui vi invita a partecipare, portando amici. 
Qui il link al Blog: No Coke Polesine dove troverete tutte le notizie sul convegno (ormai pronto) e sulla manifestazione (ancora in preparazione).

verdi saluti rasoterra
Ramarro del Delta

06 settembre 2011

Perchè NO alla riconversione a carbone- a chi servono le centrali

da sinistra: Bruno, Lucilla, Maria Luisa, Matteo 
(foto di Giorgio)

Presto sapremo i dettagli della manifestazione nazionale contro il carbone che si sta organizzando per fine ottobre.
Il Comitato organizzatore ha previsto di non perdere l'occasione del XVI MERCATO DELLA CENTURIAZIONE ROMANA del 3 e 4 settembre per tenere calda l'informazione sulla centrale a carbone che Enel prevede di costruire nel nostro Delta del Po.
Nella foto alcuni membri del comitato al gazebo presente alla manifestazione. 
Sotto il testo del volantino distribuito ai partecipanti e il nuovo Logo del Comitato.



PERCHE’ NO ALLA RICONVERSIONE A CARBONE DELLA CENTRALE ENEL DI PORTO TOLLE

LA CENTRALE A CARBONE EMETTERA’ 2800 TONNELLATE ALL’ANNO DI OSSIDI DI AZOTO, QUANTO 3,5 MILIONI DI AUTO.
Esposizione a livelli anche relativamente bassi di biossido di azoto provoca una aumentata reattività bronchiale negli asmatici e un aumentato rischio di infezioni delle vie respiratorie, specialmente nei soggetti molto giovani.

25 luglio 2011

Modifica della legge del Parco: perché procedere a tutti i costi? Meglio salute, ambiente e bellezza


Per chi come noi crede ancora che la politica debba e possa avere il primato nelle decisioni che riguardano la programmazione del territorio, soprattutto per opere ad alto impatto come un’enorme centrale termoelettrica, è inevitabile chiedersi se sia Enel a muovere i fili del Consiglio regionale veneto per la modifica dell’articolo 30 della legge sul Parco del delta del Po.
Questo fatto tuttavia non sarebbe sufficiente a spiegare la determinazione con cui la assurda modifica, che non porterà perciò ad alcuna revisione sostanziale del progetto bocciato dal Consiglio di Stato, viene portata avanti.
L’intento di operare modifiche legislative per favorire

22 luglio 2011

Carbone nel Parco: manda una mail al Presidente Zaia e al Consiglio regionale


Cari lettori, come sapete in questi giorni in Consiglio regionale del Veneto si sta svolgendo la discussione del disegno di legge per la modifica dell' articolo 30 della Legge istitutiva del Parco regionale veneto del Delta del Po (Legge regionale n. 36/1997).

Non sono un'esperta in materia, ma come si legge di seguito l'articolo 30

16 luglio 2011

Carbone: preistoria della tecnologia

Molto partecipato l'incontro di martedì 12 luglio scorso, presso l'Auditorio di Via Pighin a Rovigo, organizzato dalle associazioni ambientaliste, dal titolo "Carbone, preistoria della tecnologia" e coordinato da Nicola Cappello, giornalista de"Il Resto del Carlino" e di "La nuova ecologia".
Relatori dell'incontro in ordine di intervento: l'avvocato Matteo Ceruti, il fisico Massimo Scalia, Alessandro Giannì (Greenpeace), Eddi Boschetti (WWF), Stefano Ciafani (Legambiente).

10 giugno 2011

Dimmi di Sì

Intervista a Matteo Ceruti, legale dei ricorrenti al Consiglio di Stato

Ho sottoposto al legale delle associazioni ricorrenti contro il Progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Polesine Camerini - comune di Porto Tolle (Ro) alcune domande per chiarire i dubbi  in una materia certamente non facile.
La sua è, in questo caso, probabilmente la voce più autorevole tra quelle

08 giugno 2011

HOME

Un film da vedere e da mostrare a tutti. E' una preziosa opera frutto del lavoro di molte persone che amano la terra e gli esseri che la abitano.


05 giugno 2011

Arturo Lorenzoni: il fotovoltaico fra due-tre anni sarà l'energia più conveniente

Per tutti coloro che non amano l'impiego dei combustibili fossili per ottenere energia e per noi del "fronte anticarbòn" e  contrari all'energia nucleare da fissione, mi sembra molto importante questo articolo di ieri:

“Il fotovoltaico fai da te fra due anni sarà l’energia più conveniente”
 di Andrea Bertaglio
Da Il Fatto Quotidiano del 4 giugno 2011

Secondo uno studio del professor Arturo Lorenzoni del dipartimento di Ingegneria elettrica dell'università di Padova, nel 2013 sarà raggiunta la “grid parity”: il prezzo del chilowattora per autoconsumo prodotto con panelli solari sarà uguale a quello dell’energia acquistabile dalla rete elettrica.
Nessuno l'aveva previsto. (leggi il resto sul sito de Il Fatto)

28 maggio 2011

Ecco i video della serata ad Adria: Boschetti (WWF), i medici Mocci e Ghirga, l'avvocato Matteo Ceruti

Qui i video promessi nel precedente post:

parte 1:
Introduzione di Giulia Casellato, Rete dei comitati ambientali polesani
Intervento di Eddi Boschetti, presidente provinciale WWF Rovigo



parte 2:
In collegamento via Skype da Civitavecchia i medici per l'ambiente:
dott. Mauro Mocci
dott. Giovanni Ghirga



parte 3:
Intervento dell'avvocato Matteo Ceruti, legale delle associazioni e degli operatori economici che hanno ricorso al Consiglio di Stato

27 maggio 2011

Sentenza Consiglio di Stato contro progetto a carbone

Qui le motivazioni della sentenza con cui il Consiglio di Stato accoglie il ricorso delle associazioni ambientaliste e degli operatori economici del turismo e della pesca contro il parere di V.I.A. positivo del ministero dell'Ambiente al progetto di riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle.

La sentenza di condanna confermata in Cassazione - processo Enel per inquinamento e danneggiamento

Visto che l'avvocato Matteo Ceruti  ha raccomandato la lettura nelle scuole della sentenza del giudice Lorenzo Miazzi in primo grado contro Enel, per inquinamento e danneggiamento, confermata in Cassazione, perchè  rappresenta una lettura della storia di una comunità inquinata nell'ambiente e nelle coscienze, la ripubblico in questo post. 
Buona lettura

La sentenza

26 maggio 2011

Incontro dei ricorrenti al Consiglio di Stato "L'occasione della svolta"- breve resoconto della serata.

Ieri sera ad Adria l'incontro organizzato dalle associazioni ambientaliste WWF, Italia Nostra e Legambiente con i comitati locali, per la spiegazione delle motivazioni delle sentenze della Cassazione e del Consiglio di Stato riguardanti la centrale Enel dio Porto Tolle, era affollatissimo. 
Presenti molte delle persone che da anni partecipano alle attività per la difesa del territorio e anche diversi politici locali, più sensibili alle tematiche ambientali.

Nella sua introduzione all'incontro Giulia Casellato ha a lungo spiegato le ragioni che hanno portato i ricorrenti al Consiglio di Stato ad incontrare i polesani. 
L'intento era quello di provare a ristabilire un contatto fra le persone della comunità polesana, di riaprire un dialogo fra le parti che superasse le ideologie e andasse oltre la necessità impellente del mantenimento di un posto di lavoro che non può ergersi a ragione unica da sè sufficiente per imporsi su tutto e tutti, "in modo quasi disumano". Il tutto per la possibilità di ripensare un futuro diverso, in particolare per il Delta.
Credo che gli organizzatori siano riusciti a veicolare, almeno in parte, le ragioni forti che animano le loro azioni, andando spesso contro  il proprio personale interesse in termini di tempo e di soldi. E spesso anche in termini di solitudine (nota mia personale).

Più volte negli interventi dei relatori è stata ribadita l'assenza di una politica più forte, capace di progettare lo sviluppo del territorio, senza dover cedere ai ricatti di potentati economici come Enel.

Eddi Boschetti, presidente provinciale del WWF, ha descritto le ragioni del ricorso al Consiglio di Stato contro il progetto di riconversione della centrale a carbone. E oltre alle critiche sulla scelta del combustibile, il carbone, quando Enel avrebbe tranquillamente potuto utilizzare il metano anche grazie al rigassificatore, ha sottolineato quanto gli aspetti logistici del progetto per l'alimentazione della centrale ed il trasporto del materiale di scarto rappresentino un forte motivo di contrasto, per la salvaguardia del territorio, anche rispetto alla normativa europea che riguarda le aree umide.

Grazie a Giorgio Crepaldi sono avventuti due collegamenti in diretta con i medici per l'ambiente che seguono da anni la vicenda della centrale di Civitavecchia: il dottor Mauro Mocci ed il pediatra dottor Giovanni Ghirga. Mocci ha spiegato come con pochi milioni di Euro distribuiti ai comuni Enel abbia rotto il fronte dei sindaci inizialmente contrari al progetto carbone. La zona della centrale  a carbone di Civitavecchia starebbe diventando sempre più degradata, un po' alla volta sede di tutto ciò che nessuno vorrebbe vicino: ora si parla anche di una megadiscarica di rifiuti oltre al fatto che la centrale brucia in parte anche il CDR. Giovanni Ghirga invece si è soffermato sugli aspetti della tossicità legata all'uso del carbone come combustibile, in particolare per gli aspetti teratogeni.

Da ultimo l'avvocato dei ricorrenti Matteo Ceruti ha voluto prima di tutto rimarcare l'importanza di una sentenza che fa giustizia per le persone comuni: la legge è uguale per tutti. E ha voluto fare presente a chi con dichiarazioni a mezzo stampa sembra non saperlo che hanno diritto di ricorrere contro i provvedimenti presi dai più alti livelli delle istituzioni tutti i cittadini: l'Italia è uno Stato di diritto.
Successivamente è entrato nel dettaglio delle sentenze contro Enel. La prima in Cassazione, processo contro Enel per inquinamento ambientale e gettito di materiale pericoloso, che ha confermato la sentenza in primo grado del giudice Miazzi. Raccomandandone la lettura nelle scuole, Ceruti ha letto qualcuno dei passaggi in cui il giudice riflette sulla quasi totale assenza dell'attività di controllo  e sulla debolezza delle Istituzioni  e della politica locale contro Enel.
Riguardo  il ricorso al Consiglio di Stato contro la conversione a carbone, l'avvocato ha spiegato  come due siano le principali ragioni accolte:  la prima è che il confronto del carbone con altri combustibili di pari o minor impatto ambientale rispetto al metano non reggerebbe secondo la documentazione disposta dagli organismi competenti; la seconda delle ragioni accolte sarebbe relativa al Principio di precauzione, rispetto alla emissione di certi inquinanti che, come dichiarato da Enel nel progetto, supererebbero i parametri indicati dalla normativa europea.

Molti gli interventi successivi dal pubblico di politici e ambientalisti presenti. L'incontro si è concluso in tarda serata.
A detta degli organizzatori questa rappresenterebbe solo la prima tappa. In futuro ci saranno altri incontri. Il prossimo forse con i sindacati.

(Presto on line il filmato)
Aggiornamento del 28 maggio: ecco i video caricati qui.

23 maggio 2011

Voci dei ricorrenti al Consiglio di Stato contro riconversione a carbone 3

Vista la difficoltà della stampa locale di dare spazio alle voci controcorrente rispetto alla riconversione a carbone, in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato emessa il 17 maggio scorso che annulla la VIA ministeriale, nel tentativo di consentire anche alle voci fuori dal coro di raggiungere tutti, pubblico sul mio blog i comunicati originali, inviati alla stampa ma purtroppo in certi casi mai visti.
Vi chiedo di fare altrettanto dai vostri blog o su Facebook.


DICHIARAZIONE DEI RICORRENTI SULLA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA A ROMA DAVANTI AL CONSIGLIO DI STATO CONTRO L’ANNULLAMENTO DEL PROGETTO CARBONE DELLA CENTRALE DI PORTO TOLLE.

Una manifestazione davanti al Consiglio di Stato costituisce espressione di una pericolosa concezione giacobina della giustizia, che si esprime nella piazza e non nelle aule giudiziarie, antitetica ad uno stato di diritto in cui una Magistratura indipendente deve assicurare il rispetto della legge e non la volontà popolare.
Senza contare che la volontà dei polesani non si misura in qualche pullman di lavoratori della centrale, a cui va il nostro rispetto, ma che non sono l'espressione di una comunità locale: se si vuol conoscere la volontà del Polesine sull'alimentazione a carbone della centrale di Porto Tolle, perché non organizzare una consultazione referendaria?
Ma l'organizzazione di questa manifestazione davanti ai balconi del Consiglio di Stato  è qualcosa di più di un atto di scorrettezza istituzionale.
Infatti  sono gravi i tempi delicatissimi in cui essa avviene, ossia nel momento in cui è noto il solo dispositivo della sentenza (di accoglimento del ricorso), ma si è in attesa del deposito della motivazione, dal cui contenuto dipende se vi saranno o meno spazi per una nuova approvazione del progetto di trasformazione a carbone, attualmente bocciato.
Siamo dunque in presenza dell'obiettivo tentativo di condizionare i contenuti della decisione dei Giudici. Tentativo che verrà senz'altro respinto dai Magistrati del Consiglio di Stato, ma che rimane un atto assai grave, e non solo sul piano istituzionale.
Non è chiaro se gli organizzatori e i sostenitori di questa manifestazione, tra cui rappresentanti  delle istituzioni politiche, sindacali ed ecclesiali, siano o meno consapevoli degli effetti che la stessa rischia di produrre.

Agenzie turistiche, Consorzio Operatori Balneari, Villaggi Turistici di Rosolina Mare e Albarella, Consorzio Pescatori DeltaNord, Associazioni ambientaliste e comitato cittadini liberi-Porto Tolle.

Voci dei ricorrenti al Consiglio di Stato contro riconversione a carbone 2: Operatori turistici e balneari


Vista la difficoltà della stampa locale di dare spazio alle voci controcorrente rispetto alla riconversione a carbone, in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato emessa il 17 maggio scorso che annulla la VIA ministeriale, nel tentativo di consentire anche alle voci fuori dal coro di raggiungere tutti, pubblico sul mio blog i comunicati originali, inviati alla stampa ma purtroppo in certi casi mai visti.
Vi chiedo di fare altrettanto dai vostri blog o su Facebook.

Gli operatori turistici e balneari di Rosolina mare e Albarella:

Rosolina Mare 21.05.2011

I sottoscritti operatori turistici e balneari del Delta del Po non condividono il movimento di opinione contrario alla recente sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato il progetto di riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle.

L’interesse del Polesine non è a favore dell’alimentazione a carbone dell’impianto; anzi, l’azione intrapresa al Consiglio di Stato va proprio nella direzione di tutelare la comunità locale e le attività economiche più importanti e durature, in sintonia con la vocazione turistica e naturale del Delta del Po.

Il settore turistico, in particolar modo a Rosolina Mare e Albarella, assicura oltre 5.000 posti di lavoro tra attività diretta e indotto, per un totale nel 2010 di circa 1.800.000 presenze, mentre il volume d’affari complessivo supera ampiamente i 100 milioni di euro.

La realizzazione del progetto a carbone avrebbe un impatto devastante su queste attività economiche e quindi sulla occupazione che queste assicurano.

Confidiamo che le Istituzioni e le organizzazioni di categoria e sindacali del settore si facciano portavoce delle nostre rivendicazioni.

Trasformare a gas metano l’impianto assicurerebbe altrettanti occupati ed altrettanti appalti del progetto carbone, senza arrecare i gravissimi danni di quest’ultimo.

Non siamo contrari alla centrale di Porto Tolle, ma ad un’alimentazione assolutamente incompatibile con la nostra economia e con il nostro territorio.
In rappresentanza del Consorzio Operatori Balneari, villaggi Rosolina mare e Albarella e agenzie immobiliari turistiche:
FERDINANDO FERRO
RENZO GHEZZO
FEDERICO AVANZI

Voci dei ricorrenti al Consiglio di Stato contro riconversione a carbone 1: Giorgio Crepaldi del Comitato Cittadini Liberi di Porto Tolle

Vista la difficoltà della stampa locale di dare spazio alle voci controcorrente rispetto alla riconversione a carbone, in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato emessa il 17 maggio scorso che annulla la VIA ministeriale, nel tentativo di consentire anche alle voci fuori dal coro di raggiungere tutti, pubblico sul mio blog i comunicati originali, inviati alla stampa ma purtroppo in certi casi mai visti.
Vi chiedo di fare altrettanto dai vostri blog o su Facebook.


Giorgio Crepaldi del Comitato Cittadini liberi - Porto Tolle:

E’ una vera e propria rivoluzione degli onesti, quella che negli ultimi mesi sta avvenendo a Porto Tolle, tutti davano per scontato che Enel fosse imbattibile, mentre, con la calma, la costanza e la determinazione di chi è consapevole di essere dalla parte della verità e soprattutto con grande senso di rispetto per la giustizia, abbiamo inflitto al colosso energetico pesantissime sconfitte: condanna della Suprema Corte di Cassazione per i danni cagionati nel passato alla popolazione residente e al territorio del Delta (con il funzionamento ad olio) e, ancor più importante, la recente bocciatura del progetto carbone per opera del tribunale del Consiglio di Stato.

La soddisfazione del comitato è enorme perché siamo riusciti nell’intento di smascherare le false teorie create attorno al carbone, sempre avallate dagli amministratori locali e da quanti, senza cognizione di causa (sindacati
in primis), si sono schierati a favore di una proposta semplicemente scandalosa di portare il più inquinante dei combustibili esistenti all’interno di un ambiente unico com’è appunto il Delta del Po. Non sarà facile dimenticare, ma non vogliamo portar rancore anche se l’offesa subita nell’assistere alla rinuncia della costituzione di parte civile, di tutte le amministrazioni pubbliche venete coinvolte nel processo penale, è stato un’inequivocabile voltafaccia, messo in atto per condizionare a nostro sfavore la battaglia legale che ci ha visti impegnati per quasi un decennio a tutela della salute, delle proprietà e della nostra stessa dignità.

Eppure, dopo tutto, siamo ancora disposti ad accettare l’ingombrante presenza di Enel a pochi passi da casa nostra, a patti che essa cambi totalmente il modo di rapportarsi con il territorio, abbiamo delle sacrosante richieste alle quali non intendiamo rinunciare, si finisca una volta per tutte di offrire copertura e alibi a chi sta condizionando la nostra esistenza a scapito della qualità della vita, dal 2006 la centrale è spenta e non rappresenta più un pericolo, ogni raffronto con il passato è fuori luogo, alle promesse di Enel non crediamo più, è inaffidabile, inadempiente, oltre che disonesta ed arrogante, l’unica possibilità di riconquistare la fiducia della gente è quella di proporre un piano di investimento compatibile con le attività economiche esistenti e l’ambiente in cui l’impianto è inserito, per questo ci par ovvio che si debba assolutamente prendere in esame l’utilizzo del gas-metano, nel rispetto della legalità, come impone l’art. 30 della L.R. n. 36 del 1997. Grazie a quanti ci hanno dato la possibilità di portare avanti questa difficile e pacifica rivoluzione: i legali, la Magistratura, gli operatori turistici, i pescatori, il comune di Rosolina, ma soprattutto la coraggiosa gente comune.

Giorgio Crepaldi (Comitato cittadini liberi, Porto Tolle)

Centrale e futuro del Delta l'occasione della svolta. mercoledì 5 maggio ad Adria

22 maggio 2011

Sentenza Consiglio di Stato - Voci fuori dal coro 2: operatori turistici del Delta

 LA VOCE DEGLI OPERATORI TURISTICI E BANEARI DEL DELTA


da Il Gazzettino
Domenica 22 Maggio 2011, PORTO TOLLE - «Una manifestazione davanti al Consiglio di Stato costituisce espressione di una pericolosa concezione giacobina della giustizia, che si esprime nella piazza e non nelle aule giudiziarie, antitetica ad uno stato di diritto in cui una Magistratura indipendente deve assicurare il rispetto della legge e non la volontà popolare.» Netto, il giudizio delle associazioni "ricorrenti", sulla manifestazione di domani.
Ferdinando Ferro, Renzo Ghezzo e Federico Avanzi, operatori turistici e balneari del Delta, sostengono che «il settore turistico, in particolar modo a Rosolina Mare e Albarella, assicura oltre 5.000 posti di lavoro tra attività diretta e indotto, per un totale nel 2010 di circa 1.800.000 presenze, mentre il volume d’affari complessivo supera ampiamente i 100 milioni di euro. La realizzazione del progetto a carbone avrebbe un impatto devastante su queste attività economiche e quindi sulla occupazione che queste assicurano. Trasformare a gas metano l’impianto assicurerebbe altrettanti occupati ed altrettanti appalti del progetto carbone, senza arrecare i gravissimi danni di quest’ultimo.»
Plaude alla sentenza del Consiglio di Stato anche Legambiente Delta del Po: «Non è vero che è una minoranza a rifiutare il carbone. Stando alle dichiarazioni, 6 sindaci su 7 sono contrari alla centrale o a fare del Delta un polo energetico.»

21 maggio 2011

Enel, Sentenza Consiglio di Stato: Voci fuori dal coro

Incollo qui sotto il comunicato condiviso con Sel Rovigo


Sinistra ecologia libertà di Rovigo accetta con rispetto la sentenza del Consiglio di Stato (17 maggio 2011) che di fatto annulla la possibilità di partire con i lavori per la riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle.  E rimane in attesa di conoscerne le motivazioni, da cui si potranno  sviluppare concretamente nuove proposte.
Da parte sua ritiene che sia stata sbagliata fin dall’inizio la proposta di riconvertire a carbone quell’impianto, rispondendo a logiche esclusivamente aziendali di massimo profitto con il minimo della spesa. Il territorio è un bene di tutti e non va messo in vendita, o in svendita,  come purtroppo in questo caso ci sembra sia accaduto.
Sinistra ecologia libertà ringrazia tutti i soggetti che, spesso in minoranza soprattutto per la capacità di dispiegamento dei mezzi di propaganda mediatica, si sono spesi per difendere diritti non di pochi, ma di tutti. Il progetto anche dal nostro punto di vista avrebbe arrecato danni all’ambiente ed inoltre profonde ed irrimediabili trasformazioni del territorio, già ampiamente compromesso per l’attività della centrale, come testimoniato dalla recente sentenza (gennaio 2011) della Corte di Cassazione  di Roma contro i vertici di Enel.
Non per questo, sia chiaro, sottovalutiamo le conseguenze sul piano occupazionale e dell’indotto. Il problema del lavoro è al centro della nostra attenzione e preoccupazione.
In questo senso riteniamo che, purtroppo, troppo tempo sia stato sprecato nell’accettare supinamente un progetto, spiace dirlo, praticamente imposto da Enel e non si sia invece  discusso in concreto di alternative possibili più rispettose delle leggi, della presenza del Parco e compatibili con uno sviluppo rispettoso del territorio.
Una di queste sarebbe per noi la riconversione a metano.  E ci fa specie che nessuno di coloro che oggi si scandalizzano per la sentenza emessa in questi giorni dal Consiglio di Stato, si sia preoccupato di premere con forza  e su tutti fronti possibili perchè Enel riconvertisse la centrale a gas metano, essendo inoltre stato costruito a pochi kilometri un enorme rigassificatore.
Noi riteniamo che non sia saggio, come sta accadendo, voler far prevalere i diritti dei lavoratori della centrale Enel di Porto Tolle contro quelli degli ambientalisti  e degli operatori dei settori economici che pongono a valore la salvaguardia dell’ambiente e del territorio.
Il problema riguarda tutti, la politica non può essere marginale.  E’ ora di unire le forze e di mettersi intorno ad un tavolo, convocando tutte le categorie sociali ed economiche per trovare insieme soluzioni alternative, più rispettose dei diritti dei cittadini e  delle diverse categorie dei lavoratori che operano sul territorio.
L'unica soluzione praticabile  a questo punto è a nostro parere di riaprire una trattativa che ponga al centro della discussione la riconversione della centrale a metano.

Rovigo, 20 maggio 2011
Per SEL Rovigo
Maria Luisa Rizzato

18 maggio 2011

Stop centrale a carbone. Rassegna stampa

In questo articolo dettagliato ci sono anche le dichiarazioni di Giorgio Crepaldi dopo la sentenza del Consiglio di Stato che di fatto annulla il decreto del ministero dell'ambiente con cui dava parere positivo al progetto di riconversione a carbone.
In quello riportato sotto invece ci sono le dichiarazioni degli industriali e, qualcuna davvero singolare, dei sindacati.In fondo eddi Boschetti per il WWF.

STOP ALLA CENTRALE, 2,5 MILIARDI IN FUMO
Dal Gazzettino del 18 maggio 2011
Paolo Ponzetti

Si allontana, forse in maniera definitiva, la conversione a carbone della Centrale Enel di Polesine Camerini e con essa un investimento da circa 2,5 miliardi di euro e oltre 3.000 posti di lavoro per i 5 anni necessari a costruire l’impianto. Oltre, secondo l’azienda, anche la realizzazione del primo impianto in Europa di cattura e sequestro dell’anidride carbonica su scala industriale, sostenuto dall’Unione Europea con un innovativo impianto avrebbe attivato ulteriori investimenti per 1 miliardo di euro e diverse centinaia di nuovi posti di lavoro che, uniti a quelli della centrale, comportano la perdita di 1000 posti di lavoro permanenti. A questi si deve aggiungere anche la mega sponsorizzazione della Rugby Rovigo che faceva parte del pacchetto.

Tutto ciò perchè ieri il Consiglio di Stato ha depositato la sentenza dell’udienza del 10 maggio ritenendo illegittimo il decreto con cui il 29 luglio 2009 il ministero dell'Ambiente diede parere positivo sulla compatibilità ambientale al progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle.

Visibilmente soddisfatti i promotori del ricorso: Comitato cittadini liberi di Porto Tolle, Assagaime (Associazione tra agenzie d’affari in mediazioni turistiche di viaggi) di Rosolina, Consorzio operatori balneari di Rosolina, Consorzio pescatori Delta Nord di Rosolina uniti con Greenpeace, Wwf e Italia Nostra, tutti rappresentati dall’avvocato rodigino Matteo Ceruti.

La sentenza del Consiglio di Stato, di cui si attendono le motivazioni tra alcuni mesi, ribalta l'esito del verdetto del Tar del Lazio, che il 6 giugno respinse il ricorso delle associazioni ambientaliste e degli operatori del turismo rosolinesi.

Paladino è sempre stato Giorgio Crepaldi, 48 anni, di Polesine Camerini che guida il Comitato cittadini liberi. «Già nell’udienza di martedì scorso a Roma avevamo avuto delle sensazioni positive, l’avvocato Ceruti aveva messo in visibile difficoltà i legali dell’Enel. Tra i 27 motivi del ricorso i giudici hanno chiesto di approfondire gli aspetti ambientali relativi alla Legge sul Parco e la comparazione tra conversione a metano e a carbone. Il vedere annullato il decreto Via che rende nullo quello successivo del Ministero per lo sviluppo economucio è una grande vittoria. Non ci sembra vero. Siamo euforici. È la conferma che la nostra battaglia e fondata alla faccia dell’assurdità di sentire chiamare pulito il carbone. Sono contento per tutta le gente di Porto Tolle che ci sostiene, che ha paura di esprimersi in pubblico, ma ci incoraggia continuamente invitandoci a non mollare. Spero che questo contribuisca a scuotere gli amministratori locali affinchè capiscano che non bisogna essere supini con Enel senza mai mettere in discussione alcunchè. La gente e il territorio non meritano simile trattamento. Siamo consapevoli che non è finita qui, Enel avrà altre cartucce da sparare, ma non possono continuare a ignorare la gente, la pesca, l’agricoltura e il turismo. Infine un plauso all’avvocato Ceruti, anche al Consiglio di Stato è stato formidabile».
Protagonisti del ricorso sono stati anche gli operatori economici di Rosolina Mare. Ecco Ferdinando Ferro, presidente del Cob, il Consorzio operatori balneari che raggruppa 13 dei 14 esistenti sul lido. «Non possiamo che essere molto soddisfatti, perchè siamo convinti che difendere l’ambiente significa difendere la nostra salute e il lavoro. Da circa 3 anni siamo in prima linea ed entro il 2011 contiamo di ottenere la certificazione ambientale Emas».
Pragmatico il commento dell’assessore regionale Maria Luisa Coppola: «È una notizia clamorosa sulla quale bisogna riflettere. Attendiamo di leggere le motivazione di una sentenza che di fatto blocca un percorso ormai avviato con ricadute economiche sul territorio».
Soddisfatto della sentenza Lorenzo Feltrin, portavoce della Federazione della sinistra: «Siamo molto contenti, ma anche rammaricati perchè per discutere di questi fantomatici investimenti si sono persi anni utili per costruire un’alternativa economica di sviluppo nel Delta. Auspico che politici, imprenditori e sindacalisti aprano gli occhi e finalmente si punti a valorizzare l’esistente e a sviluppare diverse opportunità produttive».

LE REAZIONI
INDUSTRIALI: ORA CAMBIA IL MODELLO DI SVILUPPO
SINDACATO: POSTI A RISCHIO

PORTO TOLLE - Nel Portotollese la notizia arriva come una doccia fredda: a farsi sentire è subito il fronte dei lavoratori. «Gli amministratori locali, a parte quelli mandati a casa lunedì a Rosolina - spiega il loro portavoce Maurizio Ferro - hanno ribadito più volte il loro consenso in Conferenza dei servizi e nei Tavoli di lavoro, in modo unanime. Ritorna, purtroppo, una minoranza di comitati e associazioni, che non superano qualche decina di iscritti, a dettare i tempi di un'opera necessaria al Paese. Così è l'Italia intera che ci perde a vedere allontanarsi, di nuovo, la riconversione a carbone pulito della centrale di Porto Tolle».
In sintonia, seppure più pacato il commento di Unindustria Rovigo: «Ho sempre sostenuto - ha detto il presidente Gian Michele Gambato - che la centrale di Polesine Camerini è un grosso investimento industriale. Questa è una notizia che ci preoccupa. L'impatto industriale avrebbe portato per la fase di cantiere un livello occupazione interessante e uno stabile per la fase successiva. Questo slittamento temporale ci costringe a fare delle valutazioni più attente soprattutto sul modello di questo territorio sia per l'aspetto occupazione che per quello relativo alle professionalità».
Amareggiati anche i sindacati: «Questo provvedimento - sostiene Valeria Cittadin, segretario provinciale Cisl - va contro imprese e cittadini, va contro il lavoro in senso lato. Non solo per cittadini, imprese e lavoratori polesani, ma per l'intero Paese. Trovo antidemocratico che delle minoranze con un ricorso possano mettere in difficoltà le sorti economiche di un territorio».
«La sentenza - dichiara Giampietro Gregnanin segretario generale Uil Rovigo - è un fulmine a ciel sereno, poiché proprio qualche giorno fa l’Enel al tavolo provinciale aveva espresso ottimismo in merito. È evidente che ciò rende precarie le aspettative di rilancio economico occupazionale del Delta che tanto contava sulla partenza entro fine anno dei lavori».
Il segretario della Cgil di Rovigo Fulvio Dal Zio: «È un fatto grave che al momento blocca un investimento che per il territorio era significativo sia nella fase cantieristica che per il futuro. Voglio considerare questo solo una battuta d'arresto».
Non nasconde la soddisfazione, anche se aspetta di leggere i contenuti della sentenza, Eddy Boschetti, referente locale di Wwf Italia. «Non siamo contrari allo sviluppo, ma abbiamo contestato sin dall'inizio questo progetto perchè incompatibile con l'ambiente nel quale si vuole realizzare. L'ideale sarebbe stata la metanizzazione, in linea con le direttive comunitarie e la legge istitutiva del Parco, invece, si è perseguito il mero interesse di Enel. Non bisogna considerare solo quel che potrebbe uscire dal camino, ma tutto l'insieme delle opere e interventi connessi, come il transito delle navi carbonifere e lo smaltimento di altri materiali dall'impianto. Certo, non finisce qui, ma oggi si è fissato un importante paletto nella storia di questa battaglia». E cosa diciamo ai lavoratori in trepidante attesa? «Che si può ancora lavorare al progetto, trovare delle soluzioni a minore impatto e che si possono trovare altre alternative di sviluppo compatibile con la salute dei cittadini e dell'ambiente».
E.L.T./L.I.

Sentenza Consiglio di Stato contro carbone Porto Tolle

Verso sera una notizia che, anche oltre i superamento al primo turno della Moratti da parte di Pisapia, mi riempie il cuore di gioia:
il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso delle associazioni ambientaliste e degli operatori turistici e balneari nonchè delle associazioni dei pescatori del Delta contro il decreto di VIA alla riconversione  a carbone della centrale Enel di Polesine Camerini. (!!!)

Il Consiglio di Stato è l'ultimo grado di giudizio. Quindi la centrale non potrà essere costruita (legalmente).

Qualcuno, minimizzando, afferma di essere convinto che Enel non abbia mai voluto in realtà riconvertire a  carbone.
Io non lo credo.

Brindo a Giorgio Crepaldi,  alle associazioni ambientaliste, ai comitati di cittadini, alle associazioni della pesca e del turismo, a Matteo Ceruti e a tutti gli avvocati che hanno portato avanti questa causa con determinazione.
A tutti un grandissimo grazie da parte mia dal profondo del cuore.

E come me, sono sicura, da parte di tutte quelle persone che - senza avere nulla da guadagnare  a costruire oppure no la centrale - hanno scelto di opporsi in modo civile ad un simile mostro, o hanno semplicemente desiderato farlo.
Forse anche Enel era contraria, in fondo in fondo.
Non ci credo, ma mi piace pensarlo.

23 aprile 2011

Telese a Rovigo con "Nichi Vendola comizi d'amore"

Incollo qui i video della presentazione del libro "Nichi vendola- comizi d'amore" del 19 aprile scorso a Rovigo, nell'ambito della promozione della lista di Sinistra ecologia libertà per le amministrative di Rovigo.

Ho scelto una delle tante belle frasi di Nichi riportate nel libro, forse quella che sento più mia:

"Per me la politica è l'invasione di campo, è l'intrusione di un protagonista inaspettato, fatto di tanta gente che dice:" No scusa ora dico anche la mia opinione, parlo della mia vita". Certo è un'ingenrenza del popolo nelle cose della politica, io penso che di questo abbiamo una necessità terribile".

Quando ho chiesto all'autore l'autografo sul libro, lui mi ha chiesto "Qual'è la tua storia?"

Non mi aspettavo una domanda e lì per lì gli ho farfugliato qualcosa sui verdi e la Francescato.
Allora Telese nella dedica mi ha scritto:"A chi difende la TERRA e i SOGNI".

... Lo so che è tanto, più di quanto io meriti ... tutto ciò che vorrei essere. Grazie di tutto.

Qui un mio resoconto della iniziativa.

Buona visione!



Luca Telese a Rovigo "Nichi Vendola Comizi d'amore" - 2/2 from Maria Luisa Rizzato on Vimeo.

03 aprile 2011

Egitto: la denuncia di Amnesty per le violenze alle donne di Piazza Tahir

Fra le tante notizie, pure dopo molti giorni, non smette di ferirmi quella denunciata da Amnesty delle violenze subite da alcune donne che, dopo le rivolte contro Mubarak, erano tornate in piazza ed avevano manifestato a Piazza Tahir in occasione della Giornata internazionale della donna.
I militari, dispersa una manifestazione, avrebbero arrestato 18 donne, le avrebbero picchiate, sottoposte a scariche e elettriche e a test di verginità. Quelle trovate "non vergini" sarebbero state accusate di prostituzione.

Riporto di seguito integralmente la denuncia di Amnesty

Egitto: manifestanti costrette a fare il "test di verginità"

Amnesty International ha chiesto alle autorità egiziane di indagare sulle gravi denunce di torture, compreso l'obbligo a sottoporsi a "test di verginità", inflitte dai militari alle donne che hanno preso parte alle manifestazioni al Cairo.

Il 9 marzo, dopo aver disperso con la violenza una manifestazione in piazza Tahrir, i militari hanno arrestato almeno 18 donne. Queste hanno poi riferito ad Amnesty International di essere state picchiate, sottoposte a scariche elettriche, obbligate a denudarsi mentre i soldati le fotografavano e infine costrette a subire un "test di verginità", sotto la minaccia di essere incriminate per prostituzione.

Il "test di verginità" costituisce tortura quando è eseguito con la forza o sotto coercizione.

"Costringere le donne a sottoporsi al 'test di verginità' è profondamente inaccettabile. Il suo obiettivo è degradare le donne in quanto tali. Tutto il personale medico dovrebbe rifiutarsi di prendere parte a questi cosiddetti 'test'" - ha dichiarato Amnesty International.

Salwa Husseini, 20 anni, ha raccontato ad Amnesty International di essere stata arrestata e portata al carcere militare di El Heikstep, a nord-est della capitale. È stata costretta a togliersi tutti i vestiti ed è stata perquisita da una guardiana, in una stanza con due porte e una finestra aperte. Nel frattempo, i soldati entravano nella stanza per scattare foto alla detenuta completamente nuda.

I "test di verginità" sono stati eseguiti in un'altra stanza da un uomo che indossava una giacca bianca. "Quelle trovate non vergini", secondo la sua espressione, sarebbero state incriminate per prostituzione.

Una donna ha raccontato ad Amnesty International di aver detto che era vergine. Poiché il test avrebbe provato il contrario, è stata picchiata e sottoposta a scariche elettriche.

"Le donne e le ragazze devono poter esprimere il loro punto di vista sull'Egitto e protestare contro il governo senza essere arrestate, torturate o sottoposte a trattamenti profondamente degradanti e discriminatori" - ha affermato Amnesty International.

I soldati hanno continuato a umiliare le donne consentendo ai soldati di guardare e fotografare quello che stava accadendo, con la minaccia implicita di rendere pubbliche le immagini, arrecando alle detenute ulteriore danno.

Rasha Azeb, una giornalista a sua volta arrestata a piazza Tahrir, ha riferito ad Amnesty International di essere stata ammanettata, picchiata e insultata.

Secondo il suo racconto, le 18 manifestanti arrestate sono state inizialmente portate in un locale del Museo del Cairo, dove sono state ammanettate, picchiate con bastoni e tubi di gomma, colpite con l'elettricità al petto e alle gambe e chiamate "prostitute".

Rasha Azeb ha potuto ascoltare le urla delle detenute mentre venivano torturate. È stata rilasciata diverse ore dopo, insieme a quattro colleghi giornalisti, mentre le altre 17 donne sono state trasferite a El Heikstep.

Altre testimonianze, raccolte dal Centro El Nadeem per la riabilitazione delle vittime della violenza, sono coerenti con quelle di Rasha Azeb e Salwa Husseini.

"Le autorità egiziane devono porre fine a questi trattamenti scioccanti e degradanti nei confronti delle manifestanti. Le donne hanno preso parte in pieno al cambiamento in Egitto e non devono essere punite per il loro attivismo. Alle forze armate e a quelle di sicurezza vanno impartite istruzioni chiare che la tortura e i maltrattamenti, compresi i "test di verginità" obbligatori, non saranno più tollerati e saranno oggetto di indagini approfondite. I responsabili devono essere portati di fronte alla giustizia e le donne coraggiose che hanno sporto denuncia devono essere protette dalle rappresaglie" - ha concluso Amnesty International.

Le 17 donne detenute a El Heikstep sono comparse di fronte a un tribunale militare l'11 marzo e rilasciate due giorni dopo. Diverse di esse sono state condannate a un anno di carcere, con la sospensione della pena.

Salwa Hosseini è stata giudicata colpevole di condotta disordinata, distruzione di proprietà pubblica e privata, ostacolo alla circolazione e possesso di armi.

Amnesty International si oppone allo svolgimento di processi di imputati civili presso le corti marziali egiziane, che hanno una lunga tradizione di processi iniqui e le cui procedure limitano gravemente il diritto d'appello.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 23 marzo 2011

09 marzo 2011

Donne semplici

Ieri sera anch'io ho preso parte al "Poetry attack" del comitato “Se non ora, quando?” a Rovigo e devo dire che l'esperienza è stata molto positiva. Sono stati declamati a turno versi di poeti e di poetesse di tradizione femminista (da D. Maraini ad A.Merini a M. Piercy a S. Chavez) sul tema della donna, ma non solo.

Nel celebrare dovutamente e per una volta fuori dai soliti schemi la festa della donna, ho vissuto questa esperienza soprattutto come un modo nuovo per portare messaggi importanti, secondo uno stile che è tutto nostro: uno stile diretto, gentile ed appassionato, che tutte ci accomuna nella difesa dei diritti della donna, e come lei di tutti coloro che sono “ultimi”, e nella difesa dei principi che sono alla base della nostra democrazia.
Chiunque se la sentisse ha potuto salire sul piccolo “palco” per leggere una delle poesie che il comitato aveva scelto o per leggerne una da lei/lui scelta per l'occasione.

Io, del tutto inesperta nel settore, in previsione, avevo scartabellato a lungo nel mio piccolo archivio che contiene più che altro brani di cantautori degli anni settanta. Brani in cui da una parte si dice che “I tempi stanno per cambiare” e dall'altra che “Il potere è nelle mani della gente”. Calzano a pennello per questi tempi di cambiamento.
Ma il dubbio che la giornata della donna non fosse l'occasione giusta (perchè in fondo questi sono temi da affrontare con calma, nei modi dovuti, nei giorni avanti a noi), mi ha fatto desistere.
E poi il pezzo non rende senza musica.

Così alla fine la mia ricerca è approdata su una poesia-preghiera di Tagore sulla grandezza della semplicità. Ripropongo qui di seguito il "mio" contributo all'iniziativa, augurando a tutte le donne che sanno essere semplici di riuscire a fare la differenza:

“O Dio della vita/ decapita i miei desideri:/ lottano con la grandezza/ solo per ricavarne un nulla./ S'impegnano ardentemente/ di conquistare l'universo/ per avere poi solo/ un granello di senape. /Confondi il piccolo regno/ dei desideri/ e dammi il grande possesso/ della felicità./
Soprattutto son da desiderare,/ tutte e sempre, le gioie/ inapprezzabili ed irraggiungibili/ dei tesori non richiesti,/ che in mille forme,/ dalla luce dell'aurora/ alle tenebre della notte,/ hanno creato infinite ricchezze/ in terra ed in cielo. /Chi porterà queste gioie/ grandi e semplici/ come schiere di loto/ in piena fioritura/ dal mezzo del cielo,/ delle acque e della terra/ gettandosi in braccio/ alla corrente della semplicità?”
(da NOIBEDDO - R. TAGORE)

11 febbraio 2011

La rivoluzione si fa con la Rete. E noi in Italia?

Dalle notizie che ci raggiungono in queste settimane, sta avvenendo una vera e propria rivoluzione pacifica che riguarda ormai quasi tutto il Nordafrica, dalla Tunisia all'Egitto, il cui esito particolarmente in queste ore di forte tensione, attendiamo con grande attenzione ed affetto per le popolazioni insorte.
Ormai è stato detto da molti analisti: la rivoluzione nasce dalla Rete e la fanno i blogger. Ogni persona può essere una fonte di informazione e direttamente renderla disponibile a tutti, superando ogni forma di gerarchia o di censura. Gli effetti possono essere diversi, dalle brutte figure dei governi e delle diplomazie mondiali grazie a Wikileaks, ad una vera e e propria rivoluzione. L'importante è considerare che la Rete tramite il passaggio dell'informazione consente l'evoluzione delle coscienze e perciò rappresenta per ogni potere un pericolo e per una dittatura il nemico da abbattere. E infatti Mubarak, a seguito dell'insurrezione popolare, ha isolato il Paese. Nonostante questo la protesta, che dura da settimane e che chiede maggiori diritti (lavoro, una vita dignitosa, libertà) è profonda e forte. Forse tanto da riuscire a vincere Mubarak, oggi chiamato Faraone, e tutti coloro che con lui hanno condiviso indisturbati potere e privilegi per quasi trentanni.
A seguito di questi fatti ho ascoltato alcuni opinionisti che osservavano che in Italia la politica non sembra avvalersi della spinta propulsiva presente nella rete. Credo sia vero solo in parte e cioè considerando che la politica la fanno solo i partiti.
Ma io sono convinta che la gente sia al limite della sopportazione. Il progressivo impoverimento dei ceti più deboli, operai ma sempre più anche insegnanti per non parlare dei precari o di chi proprio non lavora, insieme alla progressiva riduzione dei diritti in ogni ambito lavorativo - su tutti l'esempio di Mirafiori- stanno creando una sempre più profonda insoddisfazione. Per non parlare dei giovani laureati e specializzati, pieni di energia e di entusiasmo e pronti ad entrare nel mondo del lavoro per innovarlo, che si trovano di fronte un sistema chiuso, senza prospettive e che li rende sempre più schiavi per la progressiva riduzione dei diritti.
A tutto questo si aggiunge la frustrazione, di osservare che in Italia il tema centrale della politica è il rapporto di Silvio Berlusconi con la Giustizia e i processi, vuoi per i suoi affari privati, vuoi per la sua vita sociale privata. Se quanto era fuoriuscito con il caso D'Addario non era stato sufficiente per capire quale realtà si vivesse in Italia nei Palazzi del potere, il più recente “caso Ruby” sembra avere ha tolto ogni velo al vestito del re. Ma il Parlamento sembra preda di un incantesimo e l'attività politica consiste essenzialmente in battaglie salvapremier che durano da mesi.
L'Italia non ha altre priorità? Lo chiedo anche ai nostri avversari politici: non è il momento di alzare un po' lo sguardo ed il livello della politica? A quale prezzo salvare il premier?
E processi a parte: in questo Paese non non c'è più un limite alla decenza?
Forse non pensavamo di dover prendere lezione dai Tunisini che a furia di protestare sono riusciti a far scappare Ben Alì (anch'egli peraltro amico del nostro premier, come del resto un campione di democrazia quale Gheddafi). Lì la protesta è stata ed è portata avanti dalla gente comune: giovani, adulti, vecchi e donne! Il popolo ha preso coscienza ed ha agito da solo riappropriandosi della politica. A noi in teoria basterebbe un voto.
Inutile negare che anche in Italia l'attività politica sia svolta non solo dai partiti ma sempre più anche da movimenti e gruppi informali che nascono via Web. Così la protesta collettiva auto-organizzata sembra poter prendere forma e lo abbiamo visto fin dalle prime manifestazioni di Beppe Grillo (V-day) e del popolo Viola, a seguire quelle più recenti ad opera di un rinascente movimento femminile (come ieri a Milano su invito di Concita de Gregorio) e di associazioni contro il nucleare e del movimento per l'acqua pubblica.
Non so se, in assenza di una opposizione degna di questo nome in Parlamento, superando appartenenze e distinzioni, prima o poi scenderemo uniti in piazza per cacciare il nostro monarca che si crede dai poteri illimitati. E' vero egli controlla l'informazione, ma non può comprarsi la Rete. In Rete la voce del padrone che ogni giorno ricorda come un mantra la divisione dei “sudditi” fra comunisti e anticomunisti, non la possiamo neanche udire.
Per tutto questo, anche se oggi i partiti sono deboli e forse ancora non in grado di costruire attorno a sé una efficace opposizione, io mantengo una grande speranza che sia possibile il cambiamento anche con una coraggiosa pacifica rivoluzione.



09 febbraio 2011

Donne del Polesine: se non ora, quando?

Anche a Rovigo si sta organizzando un raduno per aderire alla manifestazione nazionale "Se non ora quando?" Qui sotto il video che spiega le ragioni della manifestazione.


Il raduno, che avverrà già da sabato 12 con alcune iniziative in alcuni mercati del Polesine, prevede il ritrovo delle donne e degli amici delle donne in Piazza Vittorio Emanuele domenica 13 nel pomeriggio.
Sul sito della CGIL Rovigo le notizie

12 gennaio 2011

Processo Enel Porto Tolle: la Cassazione riconosce le responsabilità dei vertici Enel


Mi giunge la notizia che è stata emessa dalla Corte di Cassazione di Roma - ultimo grado di giudizio dopo quello di primo grado, presso il Tribunale di Adria, ed il secondo presso la Corte d'Appello di Venezia - una sentenza che condanna i vertici di Enel e gli ex direttori della centrale, per inquinamento ambientale e danneggiamento.

In sostanza sembra sia stato confermato quanto stabilito ad Adria nel 2006, quando tra le parti civili erano presenti anche le istituzioni, che via via si sono ritirate dal processo, lasciando soli i cittadini e le associazioni di fronte al colosso energetico.
A volte non basta essere un colosso.

Qui di seguito le dichiarazioni dei legali Matteo Ceruti e Valerio Malaspina difensori di parte civile nel processo della centrale termoelettrica Enel di Porto Tolle

Gli avv.ti Matteo Ceruti e Valerio Malaspina esprimono la loro soddisfazione per l'accoglimento dei ricorsi da parte della Corte di Cassazione, la quale ha riconosciuto la responsabilità penale degli amministratori delegati di ENEL spa Tatò e Scaroni, oltre che dei direttori della centrale Zanatta e Busatto.

Pur nell'attesa del deposito della motivazione della sentenza, si può già osservare che, malgrado la complessità della struttura societaria, la Suprema Corte, contrariamente a quanto deciso dai giudici veneziani, ha riconosciuto una responsabilità del vertice della holding in relazione ai reati di emissioni moleste, danneggiamenti e violazione della normativa sull'inquinamento atmosferico.

Ora, essendosi nel frattempo prescritti i reati, spetterà alla Corte d'Appello civile di Venezia operare l'esatta quantificazione di tutti i danni patiti delle parti civili rimaste.

Si tratta di un'importante conferma della correttezza dell’impostazione accusatoria, della sentenza di primo grado e della posizione perseguita dalle parti civili rappresentate dagli scriventi, che sono stati gli unici soggetti a sostenere sino all'ultima fase processuale la tesi di un obbligo di controllo e di intervento sulla centrale di Porto Tolle anche da parte dei massimi livelli societari.


04 gennaio 2011

Firme a sostegno della Fiom e per la difesa dei diritti sindacali


Credo non sia solo mio il desiderio di vedere unito il sindacato dei lavoratori.

Nonostante il continuo appello del segretario Landini all'unità, continua massiccia la campagna di delegittimazione nei confronti della Fiom, indisponibile ai ricatti di Marchionne. Ricatti che non fanno altro che alimentare una guerra fra poveri, a cui ha ceduto ormai gran parte del sindacato e per cui il lavoratore, di qualsiasi specie esso sia, si sta piano piano trasformando in un essere senza dignità e diritti.
Nel caso specifico sembra possibile che una associazione di lavoratori che non firma il contratto perchè lo ritiene inaccettabile (Fiom) debba non essere poi rappresentata a livello aziendale. E' possibile? Si tratta solo con coloro che accettano il contratto obtorto collo? Come dare voce a questi lavoratori nella loro azienda?

Il "modello" - per ora solo in casa Fiat - è certamente esportabile anche in altri settori: a chi toccherà dopo i metalmeccanici?
La stampa osserva e in gran parte applaude il gran Marchionne (uomo dell'anno per Il Sole 24 ore).
Ma per fortuna c'è chi è in grado di fare un'analisi spietata della situazione. Come Furio Colombo nel suo editoriale di domenica scorsa dal titolo Fiat: una cattedrale senza Dio grazie a cui alla fine del discorso emerge con chiarezza che la lotta contro gli operai irriducibili è pura strumentalizzazione.

E per fortuna c'è ancora chi si schiera dalla parte dei soliti vecchi operai, sempre fra gli ultimi. Probabilmente perchè rappresentano tutti noi. Che magari non siamo in fabbrica (e certamente fa differenza), ma che viviamo solo ed esclusivamente del nostro lavoro.

Qui l'appello di Micromega a sostegno della Fiom