09 marzo 2011

Donne semplici

Ieri sera anch'io ho preso parte al "Poetry attack" del comitato “Se non ora, quando?” a Rovigo e devo dire che l'esperienza è stata molto positiva. Sono stati declamati a turno versi di poeti e di poetesse di tradizione femminista (da D. Maraini ad A.Merini a M. Piercy a S. Chavez) sul tema della donna, ma non solo.

Nel celebrare dovutamente e per una volta fuori dai soliti schemi la festa della donna, ho vissuto questa esperienza soprattutto come un modo nuovo per portare messaggi importanti, secondo uno stile che è tutto nostro: uno stile diretto, gentile ed appassionato, che tutte ci accomuna nella difesa dei diritti della donna, e come lei di tutti coloro che sono “ultimi”, e nella difesa dei principi che sono alla base della nostra democrazia.
Chiunque se la sentisse ha potuto salire sul piccolo “palco” per leggere una delle poesie che il comitato aveva scelto o per leggerne una da lei/lui scelta per l'occasione.

Io, del tutto inesperta nel settore, in previsione, avevo scartabellato a lungo nel mio piccolo archivio che contiene più che altro brani di cantautori degli anni settanta. Brani in cui da una parte si dice che “I tempi stanno per cambiare” e dall'altra che “Il potere è nelle mani della gente”. Calzano a pennello per questi tempi di cambiamento.
Ma il dubbio che la giornata della donna non fosse l'occasione giusta (perchè in fondo questi sono temi da affrontare con calma, nei modi dovuti, nei giorni avanti a noi), mi ha fatto desistere.
E poi il pezzo non rende senza musica.

Così alla fine la mia ricerca è approdata su una poesia-preghiera di Tagore sulla grandezza della semplicità. Ripropongo qui di seguito il "mio" contributo all'iniziativa, augurando a tutte le donne che sanno essere semplici di riuscire a fare la differenza:

“O Dio della vita/ decapita i miei desideri:/ lottano con la grandezza/ solo per ricavarne un nulla./ S'impegnano ardentemente/ di conquistare l'universo/ per avere poi solo/ un granello di senape. /Confondi il piccolo regno/ dei desideri/ e dammi il grande possesso/ della felicità./
Soprattutto son da desiderare,/ tutte e sempre, le gioie/ inapprezzabili ed irraggiungibili/ dei tesori non richiesti,/ che in mille forme,/ dalla luce dell'aurora/ alle tenebre della notte,/ hanno creato infinite ricchezze/ in terra ed in cielo. /Chi porterà queste gioie/ grandi e semplici/ come schiere di loto/ in piena fioritura/ dal mezzo del cielo,/ delle acque e della terra/ gettandosi in braccio/ alla corrente della semplicità?”
(da NOIBEDDO - R. TAGORE)