13 marzo 2009

Processo Enel, a Venezia sentenza di appello. I legali delle associazioni e dei comitati

Dopo la sentenza di appello di ieri per il processo contro l'Enel al tribunale di Venezia, con la quale viene confermato l'impianto accusatorio della sentenza di primo grado (pur venendo assolti gli amministratori delegati dell'Enel, sono state confermate le condanne per i direttori della centrale e i risarcimenti alle associazioni ambientaliste, ai comitati e ai privati), pubblico qui sotto le dichiarazioni dei legali delle associazioni e dei comitati.

12 MARZO 2009 - DICHIARAZIONE DEI LEGALI AVV.TI MATTEO CERUTI E VALERIO MALASPINA LEGALI DI ITALIA NOSTRA, W.W.F., COMITATO CITTADINI LIBERI DI PORTO TOLLE E DI ALCUNI PRIVATI COSTITUITI PARTE CIVILE NEL PROCESSO PER LE EMISSIONI DELLA CENTRALE DI PORTO TOLLE, SULLA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO DI VENEZIA

Al di là delle inevitabili dichiarazioni di prescrizione di alcuni reati (ciò a dimostrazione che la normativa penale nel nostro Paese in materia ambientale è a tutt’oggi inadeguata), e dell’assoluzione degli amministratori delegati di Enel, la sentenza della Corte d’appello di Venezia pronunciata quest’oggi conferma in pieno l’impianto accusatorio della sentenza di primo grado.
In sostanza i Giudici di appello riconoscono che, a causa del funzionamento della centrale di Porto Tolle dal 1999 al 2004, ci sono state illecite ricadute oleose ed illecite emissioni di fumi in casi non consentiti dalla legge in violazione dell’art. 674 c.p.
Inoltre la Corte di Venezia conferma che, in conseguenza delle ricadute oleose illecite vi sono stati diversi episodi di danneggiamento aggravato del patrimonio pubblico e privato in violazione dell’art. 635 c.p. (anche se in un paio di casi questi episodi sono stati riqualificati come semplice “imbrattamento” ex art. 639 c.p.).
Infine, anche per i Giudici veneziani c’è stata la violazione della legge sulla tutela dell’aria che punisce il peggioramento delle emissioni di un impianto industriale (ex art. 13 del DPR 203/1988), anche se in questo caso i reati si sono prescritti.
Di qui la conferma della condanna dei direttori di centrale e dei responsabili civili Enel ed Enel produzione s.p.a. al risarcimento dei danni alle parti civili che sono rimaste nel processo, anche se talvolta a valori leggermente più bassi di quelli del primo grado.
E’ stata però riconosciuta una provvisionale di 40.000 euro ad uno dei nostri assistiti (il padre del bambino che è stato investito dalle ricadute oleose) che in primo grado non era stata assegnata.
In parte sono stati ridotti i risarcimenti alle associazioni di protezione ambientale Italia Nostra e WWF e al Comitato cittadini liberi che tuttavia rimangono sostanziosi.
Non è stata riconosciuta invece la provvisionale assegnata dalla sentenza di primo grado alle parti civili pubbliche, che dovranno dunque rivolgersi al Giudice civile per ottenere la liquidazione del grave danno ambientale cagionato da tutti gli episodi di reato contestati.
La sostanza del processo d’appello è però che non c’è una sola assoluzione perché “il fatto non sussiste”: dunque la Corte d’appello di Venezia ha confermato che la centrale Enel di Porto Tolle per diversi anni ha operato illecitamente, inquinando l’ambiente e cagionando un danno al territorio di Veneto ed Emilia Romagna.
L’amministratore delegato Tatò è stato assolto per non aver commesso lui i reati, e non perché i reati non vi siano.
E’ stata insomma confermata in pieno l’antigiuridicità sostanzialmente di tutti i fatti di reato contestati per i quali era intervenuta la condanna del Tribunale di Rovigo - Sezione distaccata di Adria e l’impostazione accusatoria della Procura della Repubblica.

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