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15 gennaio 2012

Convegno sul Parco Delta Po - Adria 21 gennaio

Siete tutti invitati a partecipare al Convegno sul Parco del Delta del Po, ad Adria sabato 21 gennaio, per cui in questi ultimi tempi sto spendendo (non da sola per fortuna) le mie energie.

Si tratta di un incontro pubblico, nell'ambito di SEL, in cui interverranno come relatori esperti ambientali, componenti dei Comitati tecnico scientifici del Parco ed esperti di diritto ambientale e di pianificazione del territorio. L'intervento conclusivo è stato affidato a Grazia Francescato, membro del Coordinamento nazionale di SEL e del Forum Sel Beta (BEni comuni, Territorio Ambiente Agricoltura).

Questo convegno era in qualche modo necessario, sia per celebrare i venti anni della Legge Quadro sulle aree protette (la n. 394 del dicembre 1991) con uno dei suoi autori, Gianluigi Ceruti; sia per fare il punto sulla situazione del Parco del Delta del Po, partendo dalla considerazione che si tratta di un solo territorio, patrimonio ambientale e naturalistico unico nel suo genere in Italia.

Il convegno di Adria nasce quindi dall'urgenza di riportare nel dibattito pubblico la questione del Parco del Delta del Po, essendo di fatto mancata la sua piena realizzazione.

L'urgenza è sempre più evidente anche in alcune recentissime dichiarazioni apparse sulla stampa da parte di autorevoli esponenti di forze politiche che sembrerebbero non sentirsi responsabili in alcun modo delle decisioni fin qui prese sul Parco veneto.



Noi sappiamo che purtroppo l’idea di Parco trova ancora molti nemici enumerosi ostacoli, soprattutto nel Veneto. L'ultima recente denuncia apparsa anche sulla stampa nazionale che parla di bracconaggio nel Delta alla luce del sole (nella foto a fianco), e su cui l'europarlamentare Zanoni ha fatto una interrogazione, rende noto a tutti alcune delle difficoltà più evidenti.
La stessa tipologia di Parco "regionale" rischia inoltre da una parte di mantenere il dibattito molto chiuso e circoscritto, dall'altra di non far percepire l’importanza di un territorio il cui valore va ben oltre i confini regionali.

Con i relatori presenti - noti per l'impegno nell'ambientalismo locale e nazionale - sarà possibile fare un’analisi della situazione attuale ed offrire una prospettiva su possibili sviluppi futuri, immaginando un Parco diverso e una gestione del territorio più rispondente alle sfide ambientali ed ecologiche attuali.

Il titolo Delta del Po: un territorio unico, un unico territorio è stato da noi scelto per indicare la necessità di una gestione unitaria di un territorio prezioso e unico, da noi tutti molto amato e purtroppo continuamente oltraggiato
. In questi anni l'assenza del Parco su questioni eclatanti come quelle del terminal e della centrale a carbone, e ora su tutto ciò che si prospetta nel Delta, è evidente e non priva di contraddizioni. Probabilmente un Parco più autorevole e forte sarebbe in grado di dialogare almeno alla pari con chi governa per difendere quelli che sono gli obiettivi per cui è nato, indicati nell' Art.1 della legge istitutiva:

"Al fine di tutelare, recuperare, valorizzare e conservare i caratteri naturalistici, storici e culturali del territorio del Delta del Po, nonché per assicurare adeguata promozione e tutela della attività economiche tipiche dell'area e concorrere al miglioramento della qualità della vita delle comunità locali ..."

Il convegno è una goccia nel grande mare delle battaglie per l'ambiente, piccola ma che si spera possa essere utile a tutti.

Per accompagnare il nostro invito abbiamo scelto un brano per noi significativo racchiuso nel libro presentato recentemente da Luca Mercalli all'Accademia dei Concordi di Rovigo, dal titolo "Prepariamoci".
Il testo rappresenta in qualche modo una sintesi di una visione nuova (nuova?) del rapporto che noi uomini possiamo avere con la natura. Un rapporto alla pari, di rispetto e di profondo affetto.(Grazie Luca).

L'economia non può dare un prezzo a tutto
Nell’era dello strapotere economico abbiamo l’impressione di fare tutto soppesando razionalmente costi e benefici. Ma se osserviamo la nostra vita quotidiana, è poi così? [...] Cose che ci sembrano care sono in realtà molto sottocosto, mentre per cose che non valgono nulla siamo disposti a fare follie. Ma allora perché mai la razionalità e il calcolo economico lo dobbiamo solo applicare alle scelte “ambientali” e non a tutto il resto? Come se l’edonismo fosse il fine e la cura per la nostra salute, il paesaggio che vediamo, il clima, la qualità dell’aria e del cibo non valessero nulla. L’economia non può dare un prezzo a tutto. [...] Quanto vale la perdita dei ghiacciai delle nostre montagne? La degradazione della nostra salute per l’esposizione a un ambiente inquinato? Occorre un salto di paradigma che non può arrivare solo dal dominio economico e finanziario né da quello ingegneristico o ecologico, ma deve emergere dalla nostra sfera culturale e spirituale. [...]
La biogeosfera è forse prima di tutto bellezza. Difficile pensare di essere spettatori felici in un mondo sterile e immobile come su un pianeta senza vita. Il nostro fugace passaggio su questa Terra è forse finalizzato anche alla contemplazione della meraviglia che si dipana sotto i nostri occhi, da quelle incredibili combinazioni che le nuvole, la luce, il vento, la neve, i ghiacci, le stagioni, le montagne, gli oceani, le foglie, le erbe, i funghi, gli insetti, gli animali, i pesci, gli uccelli ci regalano allorché riusciamo a distogliere per un attimo lo sguardo dagli ambienti artefatti delle città.


Luca Mercalli, Prepariamoci, 2011


Programma del Convegno

Relazioni:

Il territorio, la storia del Parco, normativa e aree protette
Arch. Gustavo De Filippo
(componente del Comitato Tecnico Scientifico Parco Delta Po Veneto)
Prof. Marco Bondesan
(componente Comitato Tecnico Scientifico Parco Delta Po Veneto ed Emilia-Romagna)
Avv. Gianluigi Ceruti
(primo firmatario Legge Quadro sulle aree protette)

Pianificazione regionale e territorio del Delta:
Arch. Carlo Costantini
(AltroVe)

Verso una gestione ambientale unitaria del Delta del Po:
Dott. Valter Zago
(Coordinatore circolo SEL Delta, già Presidente Parco Delta Po Emilia-Romagna)

Aree protette, cibo e agricoltura:
Dr. Paolo Giolo
(Slowfood)

Beni comuni e territorio:
Prof. Carlo Alberto Graziani
(giurista, già Presidente del Parco nazionale Monti Sibillini, Resp. Parchi Forum SelBeta)

Intervento conclusivo di:
Grazia Francescato
Coordinamento nazionale di Sinistra Ecologia Libertà e Forum SelBeta)

Parteciperanno:
Le Presidenze dei Parchi regionali del Delta del Po Emilia-Romagna e Veneto

07 dicembre 2009

Nichi, la politica e le diossine

Io e la Puglia non abbiamo nessun legame, salvo quello che unisce tutte le normali persone che chiedono maggiore protezione per la salute. Protezione che spesso, come in Polesine, e in particolare mi riferisco all'area del Delta del Po, viene messa su un piatto della bilancia, mentre sull'altro ci sono i compromessi e i ricatti di un potere economico e politico che, lungi dal rinnovarsi, ancora fondano le loro basi sullo sfruttamento ambientale.

Forse anche per questa ragione la ricandidatura di Nichi Vendola alla Regione Puglia viene messa in discussione e apertamente ostacolata (ma senza mai dire i perchè), visto il suo impegno a combattere l'inquinamento a suon di leggi e a costruire impianti che sfruttano le fonti rinnovabili.
Come se non contassero le numerose manifestazioni popolari di affetto e soprattutto le manifestazioni ormai evidenti che la gente non ne può più della vecchia politica politicante, che taluni vorrebbero continuare a gestire a tavolino.
Non mancano le voci di chi difende Vendola chiedendo chiarezza ed un confronto serio, che fino ad ora non sembra esserci stato.
Come questa di Magda Terrevoli, verde e assessore della Regione Puglia.

Qui sotto una intervista di Ambiente Italia di sabato scorso su Rai3 sulla nota questione della zona industriale di Taranto

23 settembre 2009

Passeggiare tra le casette

Vivere in campagna da quel che capisco sembra essere tornato di moda. Basta a centri caotici e pieni di smog. Viva le strette strade deserte con siepi profumate lungo i fossi, che costringono alla velocità del passo d'uomo, o al massimo della bicicletta.
Anche se non tutti possono permetterselo, soprattutto di questi tempi! Si va dove c'è il lavoro che ci consente di vivere.

Io se potessi andrei a vivere in Sudtirolo: lì tutto sembra avere un ordine, non c'è letteralmente un filo d'erba fuori posto. Alberi e siepi in ogni dove, cibo sano (la dieta andrebbe forse arricchita di verdure ...), grande consapevolezza e amore per la natura.
Se abitassi là mi accontenterei anche di vivere in città. Chiaramente una città modello, come Merano, che ha conservato e valorizzato proprio nel suo centro, tra i palazzi storici simbolo della città, il patrimonio naturale di parchi e fiumi.
Giovane o vecchio, ti fai una passeggiata in centro cullato dal rumore del Passirio, incontri qualche amico, scambi due parole su una panchina o dal gelataio. E te ne torni a casa felice.

Come sta avvenendo a Rovigo, anche qui nel mio paese anzichè curare il recupero di vecchi edifici già esistenti e che meriterebbero di essere conservati nel loro aspetto, per ragioni che non mi so spiegare del tutto stanno costruendo molti nuovi edifici residenziali sia in centro - anche a discapito di zone pubbliche attualmente verdi - sia nella zona nord, quella per capirci prossima al nuovo e celebratissimo Polo scolastico (lì vicino passerà anche la strada che collegherà la statale alla bassa padovana). Anche se non pare ci sia stato un sostanziale incremento demografico.

Sarò all'antica, ma a me piacerebbe che si costruissero nuovi edifici solo per necessità e con criteri di rispetto del territorio sia per le tecnologie di risparmio energetico, sia dal punto di vista visivo riguardo al contesto in cui si inseriscono.
E mi piacerebbe che, se ci sono rimaste delle zone verdi in centro (campo di calcio e di rugby), non si pensasse neppur lontanamente di lottizzarle per fare casette...
Il benessere di una comunità non deriva forse anche dal poter usufruire liberamente di ampi spazi pubblici verdi, già esistenti e facilmente accessibili a tutti, dalla piazza, dalla chiesa o dalla biblioteca comunale? Anche agli anziani? Anche a chi porta a spasso il cane? Anche a chi ha un giardino tanto piccolo che un solo albero è troppo grande?
E invece temo fortemente che anche qui valgano le solite questioni dei costi e dei benefici.
Certo non i nostri benefici.

28 luglio 2009

Ruspe sull'Alpe

Siamo stati qualche giorno a visitare l'Alpe di Siusi e dintorni. Prima volta per me.
Saliti a Compatsch con la cabinovia (e mi chiedo se l'impatto anche di questa non sia troppo forte nella vallata) ci siamo trovati sull'Alpe invasa dalle ruspe per lavori di costruzione di nuovi edifici!!! Accanto ad altri che non offrono un grande spettacolo: meglio girarsi dall'altra parte!!!
Certamente la bellezza lassù è sempre ... "in eccesso" (vedi foto).

Ma non posso tacere che:
1. Credevamo che in Sudtirolo l'attenzione per l'ambiente fosse massima (non come qui da noi in provincia di Rovigo, dove quel poco che abbiamo lo lasciamo distruggere dalle multinazionali dell'energia!!!)
2. che ci fosse un limite nel cuore di tutti alla distruzione possibile e che alcuni luoghi noti al mondo intero per la bellezza fossero dei santuari inviolabili!

Si vede che ci sbagliavamo.

Abbiamo trovato questo blog che riporta fedelmente ciò che abbiamo visto con i nostri occhi.
Guardate voi stessi e protestate se potete.

18 luglio 2009

Tutto come previsto


Preferivo non saperlo, ma è ben da due giorni che la ministra dell'ambiente Stefania Prestigiacomo ha firmato il decreto di autorizzazione al progetto di conversione a carbone della centrale di Porto Tolle.
Il cosiddetto comitato d'azione dei lavoratori dell'Enel di Porto Tolle festeggia e si dice che, come riporta il Resto del Carlino, "l'investimento previsto è di circa 2,2 miliardi di euro. I lavori dureranno quattro anni e mezzo ed impegneranno in media 1.600 unità con punte di 3.500. Una volta a regime, i posti di lavoro fissi saranno 350, che saranno raddoppiati grazie all'indotto. L'opera, assicura il ministero dell'Ambiente, "avrà un positivo impatto sull'ambiente" con la riduzione di ossidi zolfo, azoto e polveri tra il 70-80% rispetto all'assetto attuale ad olio combustibile e la riduzione di emissioni di circa due milioni di tonnellate di CO2 all'anno. L'impianto potrà inoltre utilizzare come combustibile biomasse e Cdr da rifiuti."

Soddisfatta anche la neodeputata leghista Munerato che in questo vede ottime opportunità per una crescita ed uno sviluppo del Polesine: se lo dice lei ...
Io credo poco a questi numeri e, con tutta la buon volontà, men che meno al carbone pulito e considero semplicemente paradossale che per molti questo impianto possa essere legato ad un qualche principio di sostenibilità ambientale.
Fate pure il carbone, o il nucleare o, che ne so?, l'inceneritore che volete!... ma per favore chiamate le cose con il loro sacrosanto nome: pane il pane, vino il vino ... e cesso un cesso!

13 luglio 2009

Tra Nucleare e rinnovabili: su cosa investire per il futuro?

Dopo l'approvazione del ddl "sviluppo", che prevede il riavvio entro breve in Italia del nucleare civile, si è riacceso il dibattito tra i favorevoli ed i contrari, con toni a volte aspri nei confronti degli ambientalisti o viceversa dei fautori del nucleare.
Evitare la discussione non è possibile, vista la determinazione di questo governo a riaprire al nucleare, in una prospettiva di riduzione dei costi di produzione della energia e delle emissioni dei gas serra. Per lo più i rischi sarebbero quasi inesistenti, come dice il dottor C. Testa intervistato stamane in una trasmissione di radio 3.

Sui problemi della sicurezza e sui costi dell'energia le tesi dei due filoni non concordano, come risulta evidente anche nel filmato di un anno fa quando qui da noi Gianni Mattioli ha spiegato perchè la tesi dei bassi costi del nucleare faccia acqua da tutte le parti.

Gianni Silvestrini presidente del Kyoto club, anch'egli intervistato stamane alla radio, pone a mio parere sul giusto piano il ragionamento sull'ipotesi nucleare in Italia, evitando uno scontro che a tratti può apparire ideologico, nella considerazione degli investimenti per il futuro: può aver senso il ritorno al nucleare o non sarebbe più utile rivolgere il più possibile gli sforzi per un rapido sviluppo di fonti rinnovabili a basso costo?
Il Kyoto Club organizza a Roma nella mattinata del prossimo 16 luglio un Convegno in cui sarà presentato il progetto Desertec (energia per l'Europa dal sole del deserto) e in cui si farà il punto sulle prospettive del solare termodinamico.

Per chi interessato allo sviluppo delle energie rinnovabili, sempre lo stesso Giovedì 16 luglio nel pomeriggio a Roma, la Fondazione Univerde propone un interessante incontro dal titolo "L'economia del sole-la sfida delle rinnovabili" a cui interverranno illustri rappresentanti del mondo scientifico, politico ed economico.
Nel corso del convegno ci sarà un collegamento anche con Jeremy Rifkin, di cui qui un commento agli impegni presi sul clima nel recente G8.

12 luglio 2009

Villadose: in centro zone verdi a rischio

Alcune settimane fa è apparso nell'area verde proprio a ridosso della strada di via Martiri di Villadose, in zona cimitero, un grandissimo cartello di pubblicità di future villette a schiera a prezzi vantaggiosi.
Alcuni cittadini, allarmati per la sottrazione di zone verdi (frequentate spesso dai bimbi residenti nelle vicinanze, quando l'erba non è troppo alta) a favore della costruzione di nuovi edifici, hanno esposto nello stesso posto cartelli e striscioni di protesta che, diversamente dal cartello precedente, sono stati istantaneamente tolti di mezzo dall'amministrazione comunale.
Come sempre anche il più piccolo potere difficilmente sa apprezzare la critica o la provocazione.

Dall'interessamento successivo di qualche persona, si è capito che l'area che si credeva verde, presentandosi ancora libera con alberi e panchine, formalmente lo era stata completamente solo fino al 2004. Poi una variante al PRG ne aveva trasformato una buona parte in area per l'istruzione, e perciò edificabile. Nell'agosto 2005, subito dopo le elezioni comunali, quest'area delle scuole medie e quella delle elementari di via De Gasperi sono state trasformate in zona residenziale e messe in vendita.
La vendita dell'ultima parte, di cui parliamo, era stata difficoltosa e a gennaio 2009 una nuova delibera del consiglio comunale ha approvato una nuova variante che tra le diverse cose sottrae ancora una parte dell'area verde - ormai ridotta a poco più di due aiuole - per costruire la strada in mezzo di accesso alle future villette.

Morale della favola: tenete d'occhio la vostra area verde; potrebbe non essere ... sempreverde!

09 luglio 2009

Boicottiamo "correnti musicali"

Leggo con stupore che stasera ci sarà un concerto di Nek e di Giusi Ferreri nella centrale Enel di Porto Tolle che, contro ogni ragionevole proposito, sta per essere riconvertita a carbone. Come dice il Resto del Carlino "Enel porta la grande musica nelle centrali elettriche proponendo 'Correnti Musicali', un tour che affianca grandi artisti e giovani promesse della musica italiana."
Auguri ai grandi artisti e alle giovani promesse che cantano per il carbone di Enel.
Io boicotterò il concerto e giuro su me stessa che non comprerò mai più un cd dell'uno o dell'altro.

15 maggio 2009

Due parole con Francesco Tedesco di Greenpeace


nella foto a fianco Francesco Tedesco
le foto riportate sotto sono soggette al copyright Greenpeace/ Dean Sewell


Oggi alla mostra fotografica alla Gran Guardia abbiamo incontrato Francesco Tedesco, responsabile campagne Energia e clima di Greenpeace in Italia.

La mostra inaugurata oggi è in realtà un lungo viaggio intorno al mondo che ci parla del cambiamento climatico in atto e delle sue conseguenze. Le tappe sono molte: dalle zone artiche dove è visibile lo scioglimento dei ghiacci polari, alle aree del mondo dove lo sfruttamento delle risorse avviene contemporaneamente a quello della gente, che consuma la sua vita in miniera ad estrarre carbone, per guadagnarsi un pezzo di pane.
Ci mostra la terra che, per il modificato regime delle piogge, si è trasformata in un deserto, incapace di produrre alimento.

Il viaggio di Greenpeace fa tappa finale necessariamente alla centrale Enel di Porto Tolle, dove è prevista la conversione al carbone cosiddetto "pulito". Carbone la cui combustione produce forti emissioni di CO2 che alterano il clima. E da qui ricomincia il viaggio.

Francesco Tedesco, parlando del fatto che molti lavoratori difendono la conversione a carbone, ci dice che si comprendono le ragioni della difesa del posto di lavoro, che del resto potrebbe essere difeso con altre soluzioni: continuare bruciando olio combustibile STZ; trasformare a gas; chiudere uno dei gruppi. "Il carbone è la scelta a più alto costo ambientale, globale e locale. Infatti il vero motivo dell'uso del carbone sono i profitti dell'azienda.
Ambiente e lavoro non sono in contrasto; come negli altri Paesi europei con obiettivi 20:20:20, la vera risposta per coniugare sviluppo e occupazione sono le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica.
Diversi studi nazionali hanno portato i seguenti dati sull'occupazione che deriverebbe da questo settore: 60mila nuovi occupati per il settore dell'efficienza energetica (studi del Politecnico Milano); 87mila nuovi occupati nel settore del fotovoltaico (Ises Italia); 66mila nuovi occupati nell'eolico ( Anev); e ben 400mila per il solare termodinamico (Assolterm). Per un totale di mezzo milione di nuovi occupati al 2020. Enel dice che si darà lavoro a 3mila operai per 5 anni, con la costruzione della centrale a carbone. Se dividiamo (anche grossolanamente) il mezzo milione di nuovi posti di lavoro per le 20 regioni dell'Italia, arriviamo a considerare una cifra pari a 25mila per ciascuna regione. Se la Regione Veneto vuole puntare sull'occupazione per uscire dalla crisi, deve puntare sulle energie rinnovabili."

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13 maggio 2009

Carbone Pulito? Una Sporca Bugia

Carbone pulito? Una sporca bugia.
Questo è il titolo ed il messaggio chiaro che Greenpeace lancia al Polesine e al mondo, nella mostra fotografica che si svolgerà presso la Sala della Gran Guardia a Rovigo dal 15 al 17 maggio.


Dal sito di Greenpeace leggi anche "Lo sporco del carbone viene a galla"

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30 aprile 2009

Per il Delta una giornata nera, come il carbone

Qui a fianco Greenpeace in azione per scongiurare la possibilità di un perere positivo al carbone nel Delta.

Ho letto l'amara notizia che la commissione nazionale VIA, da mesi sotto "leggera" pressione di politici vari, ma soprattutto politici di Governo, di sindacati, di Enel e di Confindustria, ha dato il parere favorevole, con prescrizioni, per la conversione a carbone "pulito" della centrale Enel nel Delta del Po.


Ben 41 sarebbero le prescrizioni: sembra un segnale di disagio; forse alla commissione veniva "ingossa", come sarebbe venuta alla sottoscritta.
A meno che il progetto non peggiori con le prescrizioni, come accadde con la commissione VIA regionale!
Al peggio non c'è mai fine ...

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06 aprile 2009

Il parere dell'esperto sulla proposta di legge antiambientalista

Cari lettori i vostri commenti e le vostre domande sul mio precedente post, in cui si parla della proposta di modificare l'attuale art. 18, comma 5 della legge n. 349 dell'86 , hanno sollevato dubbi e perplessità in me stessa inducendomi a chiedere aiuto ad un esperto, che gentilmente mi ha risposto in modo chiaro e preciso. Spero che questo possa servire anche a tutti voi.

"Cara Lavocetta il problema è il seguente. Tutti quelli che propongono un'azione in giudizio davanti al Giudice civile amministrativo, oppure resistono ad un'azione, ivi comprese le associazioni di protezione ambientale, se perdono, possono essere condannati alle spese del giudizio, anche se il giudice può decidere "per giusti motivi" di compensare le spese parzialmente o per l'intero (cioè ognuno si paga il suo avvocato). Inoltre tutti, comprese le associazioni di protezione ambientale, possono essere condannati a risarcire i danni derivanti dalla cosiddetta "lite temeraria" per aver agito o resistito in giudizio con mala fede o con colpa grave, cioè sapendo di avere "torto marcio" ovvero per non aver usato un minimo di diligenza al riguardo: si tratta ovviamente di casi particolari e rari (art. 96 del codice di procedura civile). Così è ad oggi ed è sempre stato. La proposta di legge in esame prevede due cose. Con una prima norma si richiama l'applicazione del citato art. 96 del c.p.c., ma solo per i ricorsi delle associazioni di protezione ambientale: ora qui i casi sono due: la previsione dunque non aggiunge nulla all'ordinamento, ma serve a "richiamare" il Giudice a dare un'applicazione più stringente di questa disposizione ai ricorsi delle associazioni, allo scopo evidente di scoraggiarli. Preciso che una disposizione identica è già stata approvata con il cd. "decreto anticrisi" (citato infatti nella relazione alla proposta di legge) con riferimento ai ricorsi delle associazioni contro le nuove grandi opere decise dal Governo nell'ambito del "quadro strategico nazionale" anticrisi. La seconda norma proposta è più grave in quanto prevede che le associazioni, nel caso in cui il loro ricorso sia respinto perché dichiarato "manifestamente infondato", siano condannate, oltre che alle spese del giudizio, al risarcimento dei danni. Questa è una previsione che varrebbe solo ed esclusivamente per le associazioni di protezione ambientale le quali dunque verrebbero punite per il loro attivismo. E' chiaro che così facendo mai e poi mai un'associazione si arrischierebbe di proporre un ricorso contro non dico una "grade opera", ma neppure una strada di paese, in quanto c'è il rischio di condanna al risarcimento di danni milionari e dunque di "fallimento" dell'associazione. Il tutto risulta ancora più grave se si considera che in molti casi soltanto le associazioni ambientali vengono considerate legittimate a proporre un ricorso in materia ambientale (in quanto la legittimazione dei comitati locali è dubbia e i singoli cittadini debbono dimostrare di avere un concreto interesse che può essere pregiudicato dall'intervento). così facendo dunque si azzerano gran parte delle azioni davanti al Giudice amministrativo in materia ambientale. E' chiaro che una previsione di questo tipo costituirebbe una grave violazione del principio costituzionale della tutela giurisdizionale degli interessi, oltre che di quello dell'eguaglianza delle parti in giudizio: ma perché non si prevede anche la condanna delle imprese che perdono il ricorso in materia di appalti? ovvio che no: si bloccherebbe una legittima esigenza di tutela giurisdizionale degli interessi economici. Ma perché allora non debbono essere considerati altrettanto legittimi gli interessi alla tutela ambientale? Spero di aver chiarito l'abnormità di una tale proposta per la stessa democrazia del nostro Paese."
(lettera firmata)

04 aprile 2009

Una proposta di legge antiambientalista del tutto in malafede

Poichè è opinione diffusa che in Italia le grandi opere non si realizzino per colpa degli ambientalisti che rallentano lo sviluppo del Paese, le menti moderatamente rivoluzionarie degli uomini del Governo hanno pensato che per scoraggiarli, non basti far altro che fargli pagare le spese derivanti da possibili ricorsi persi.
Le associazioni dei cittadini che protestano e riescono anche a fare un ricorso contro mostri ambientali, normalmente si autofinanziano, dividono le spese e spesso ci rimettano di tasca propria. Gli argomenti di protesta sono tali da riuscire a dare del filo da torcere ad aziende potentissime.
Nonostante questo accade spesso che i ricorsi delle associazioni ai tribunali amministrativi siano persi.
C'è una recente proposta di modifica dell'art. 18, comma 5 della legge n. 349 dell'86 che istituisce il Ministero dell'Ambiente, che vorrebbe scoraggiare i ricorsi delle associazioni ambientaliste e dei comitati, facendo loro pagare le spese dei ricorsi persi.
La sindrome Nimby ,a cui fa riferimento la proposta di legge, vorrebbe giustificare la pesantezza della proposta, che di fatto renderebbe inutile ogni tentativo di opporsi ad opere invasive e distruttive del territorio. Nel nostro caso pensiamo ad esempio al rigassificatore di Porto Levante portato ormai su un palmo di mano da tutti, con rare e nobili eccezioni. E potrebbe riguardare anche la promessa centrale a carbone di Enel a Porto Tolle.

La proposta di legge è fatta a mio parere un po' in malafede in quanto dà per scontato che le associazioni e i comitati non siano in grado di ragionare su di una visione di ampio respiro e di collettività oltre il proprio "giardino".
Si potrebbe invece dimostrare l'esatto contrario, cioè che è proprio la mancanza di una pianificazione ampia, regionale e nazionale, di una visione di insieme anche delle caratteristiche territoriali, che permette ad aziende multinazionali di sfruttare la debolezza politica ed economica di un territorio per aprirsi la strada e costruirsi le sue infrastrutture.
Mi chiedo a questo punto come potranno i cittadini difendersi, se chi fa le leggi le fa in malafede nei loro confronti...
Si vede che si tratta di cittadini diversi: ci sono quelli in Parlamento che sono di una specie superiore, altamente selezionata (nei modi che ormai conosciamo tutti), e quelli normali che ogni tanto si permettono di protestare senza averne il diritto, perchè di specie inferiore.

L'articolo di modifica è qui sotto riportato ( ed è visibile direttamente qui )
Modifica all'articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, in materia di responsabilità processuale delle associazioni di protezione ambientale (primo firmatario M. Scandroglio del PdL)
Presentata il 10 marzo 2009


Onorevoli Colleghi! - Se, da un lato, la spinta ambientalista ha determinato un continuo sviluppo della normativa di settore che regola gran parte delle attività che determinano un qualche tipo di impatto ambientale sul territorio nazionale, dall'altro lato, le istanze ambientaliste hanno contribuito alla crescita di una diffusa attenzione al «territorio di riferimento» che, all'interno della società civile, ha originato con sempre maggior frequenza comportamenti di protesta contro le scelte infrastrutturali sviluppate da soggetti pubblici e privati.Tali proteste, conosciute con l'acronimo «Nimby» («Not in my back yard»), determinano un ritardo costante del «cantiere Italia». I dati del progetto «Nimby Forum», gestito dall'Agenzia di ricerche in formazione e società (ARIS), indicano che il 2007 ha registrato una situazione cronica di stallo nella costruzione di grandi opere, con 193 infrastrutture oggetto di protesta. Rigassificatori, termovalorizzatori, corridoi ferroviari, centrali a biomasse, elettrodotti, autostrade, discariche, inceneritori: qualunque fosse il progetto, il fermo alla sua realizzazione è stato disposto sempre per le stesse ragioni. Un ricorso al giudice amministrativo è sufficiente a impedire o a ritardare la realizzazione di opere pubbliche, senza che sia previsto alcuno strumento di responsabilizzazione delle associazioni di protezione ambientale, le quali, talvolta, presentano ricorsi pretestuosi, con il solo e unico scopo di impedire la realizzazione dell'opera pubblica. Il dilagare di questo fenomeno ritarda (e spesso paralizza) la realizzazione di gran parte degli interventi pubblici in programma nei settori dell'energia, dei trasporti, dello smaltimento rifiuti, della depurazione e della stessa edilizia residenziale e terziaria. Il problema di fondo sembra consistere nel fatto che tali opere infrastrutturali, progettate per generare nel tempo benefìci e vantaggi per un'utenza vasta (spesso per l'intera collettività nazionale), determinano disagi concentrati sulle comunità situate nelle più immediate vicinanze della stessa opera.
Questa originale forma di «egoismo territoriale» mantiene solo parzialmente l'originale matrice ambientalista: la sua esplicitazione in comportamenti di aperto conflitto finisce, infatti, per penalizzare la stessa realizzazione degli interventi inseriti nei programmi di politica ambientale.
Pertanto, sembra doveroso un intervento legislativo volto a responsabilizzare l'attività delle associazioni di protezione ambientale, al fine di evitare che ricorsi amministrativi, manifestamente infondati, siano presentati al solo fine di ritardare la realizzazione di opere pubbliche. Per fare ciò si prevedono la responsabilità delle stesse associazioni per lite temeraria e il conseguente risarcimento del danno a vantaggio della pubblica amministrazione.
La legge 8 luglio 1986, n. 349, recante le norme in materia di danno ambientale:

1) all'articolo 13 individua le associazioni di protezione ambientale legittimate ad agire in giudizio avverso qualsiasi provvedimento che leda in modo diretto e immediato l'interesse ambientale; esse sono, pertanto, legittimate a impugnare anche atti a contenuto urbanistico purché idonei a pregiudicare il bene dell'ambiente, anche se lo specifico bene non sia sottoposto ad alcun vincolo (paesistico, archeologico, idrogeologico eccetera);

2) all'articolo 18 attribuisce alle associazioni individuate ai sensi dell'articolo 13 il potere di intervento e la potestà di impugnare gli atti illegittimi lesivi del «bene-ambiente».

Tuttavia, la modifica di tale legge non può non tenere conto dell'orientamento del legislatore nel cosiddetto «decreto anti-crisi», decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, della legge 28 gennaio 2009, n. 2: l'articolo 20 di tale decreto prevede, infatti, un iter accelerato per le opere pubbliche ritenute prioritarie «per lo sviluppo economico del territorio», la nomina di commissari straordinari delegati che dovranno vigilare su tutte le fasi di realizzazione dell'investimento e che, quindi, seguiranno ogni progetto con poteri sostitutivi delle amministrazioni interessate, ma, soprattutto, l'abolizione della facoltà sospensiva del tribunale amministrativo regionale (TAR). Lo snellimento delle procedure non permetterà più che sia il TAR a decidere se un'opera si debba fare o meno: con le nuove norme vengono accorciati i tempi per il ricorso contro le decisioni del commissario straordinario delegato. Il cantiere, pertanto proseguirà nei suoi lavori e se il ricorrente dimostrerà di avere ragione otterrà un indennizzo.

PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
1. Dopo il comma 5 dell'articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, sono aggiunti i seguenti:

«5-bis. Qualora il ricorso di cui al comma 5 del presente articolo, presentato dalle associazioni, individuate ai sensi dell'articolo 13 della presente legge, sia respinto, alle associazioni soccombenti che hanno agito o resistito in giudizio con mala fede o con colpa grave si applicano le disposizioni dell'articolo 96 del codice di procedura civile.
5-ter. Qualora il ricorso di cui al comma 5 del presente articolo, presentato dalle associazioni individuate ai sensi dell'articolo 13, sia respinto perché manifestamente infondato, il giudice condanna le associazioni soccombenti al risarcimento del danno oltre che alle spese del giudizio».

29 marzo 2009

Acerra e gli eroi del nostro tempo


Abbiamo sentito tutti che nei giorni scorsi è stato inaugurato da S. Berlusconi il cosiddetto termovalorizzatore di Acerra, che finalmente farà sparire tutti i rifiuti di Napoli.
Veri eroi per Berlusconi sarebbero " gli uomini di Impregilo (la ditta costruttrice dell'inceneritore) che qualcuno ha cercato di ostacolare (i magistrati n.d. a.), ma hanno tenuto duro".

Mentre gli eroi di questo nostro malo tempo celebravano fra di loro la loro vittoria, i cittadini sono scesi in piazza.
Fra loro anche padre Alex Zanotelli, sempre con gli ultimi.

Le legittime proteste degli abitanti per difendere la propria salute, contro una ulteriore fonte di inquinamento, non trovano riscontro in chi ci governa anche in un territorio già fortemente inquinato dalla diossina, dove la camorra traffica rifiuti da tutta Italia, dove la raccolta differenziata non è mai partita e dove chi è deputato a gestire i rifiuti non riesce ad ottenere niente di più delle famose "ecoballe", difficili da bruciare perchè rifuto tal quale imballato e troppo pieno di umidità.

In tutta questa malagestione di quanto è cosa pubblica per fortuna è in corso un processo in cui si spera siano individuate precise responsabilità , che da quanto si legge potrebbero essere piuttosto diffuse e certamente non relegate ad una sola parte politica ed inoltre certamente non attribuibili, come qualcuno ha già fatto, ad un "capro espiatorio".

Spero tanto che sia fatta giustizia.
Qui il mio precedente post sull'argomento "i rompiballe"

PS: leggi l'editoriale di Vittorio Moccia da PeaceLink

13 marzo 2009

Processo Enel, a Venezia sentenza di appello. I legali delle associazioni e dei comitati

Dopo la sentenza di appello di ieri per il processo contro l'Enel al tribunale di Venezia, con la quale viene confermato l'impianto accusatorio della sentenza di primo grado (pur venendo assolti gli amministratori delegati dell'Enel, sono state confermate le condanne per i direttori della centrale e i risarcimenti alle associazioni ambientaliste, ai comitati e ai privati), pubblico qui sotto le dichiarazioni dei legali delle associazioni e dei comitati.

12 MARZO 2009 - DICHIARAZIONE DEI LEGALI AVV.TI MATTEO CERUTI E VALERIO MALASPINA LEGALI DI ITALIA NOSTRA, W.W.F., COMITATO CITTADINI LIBERI DI PORTO TOLLE E DI ALCUNI PRIVATI COSTITUITI PARTE CIVILE NEL PROCESSO PER LE EMISSIONI DELLA CENTRALE DI PORTO TOLLE, SULLA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO DI VENEZIA

Al di là delle inevitabili dichiarazioni di prescrizione di alcuni reati (ciò a dimostrazione che la normativa penale nel nostro Paese in materia ambientale è a tutt’oggi inadeguata), e dell’assoluzione degli amministratori delegati di Enel, la sentenza della Corte d’appello di Venezia pronunciata quest’oggi conferma in pieno l’impianto accusatorio della sentenza di primo grado.
In sostanza i Giudici di appello riconoscono che, a causa del funzionamento della centrale di Porto Tolle dal 1999 al 2004, ci sono state illecite ricadute oleose ed illecite emissioni di fumi in casi non consentiti dalla legge in violazione dell’art. 674 c.p.
Inoltre la Corte di Venezia conferma che, in conseguenza delle ricadute oleose illecite vi sono stati diversi episodi di danneggiamento aggravato del patrimonio pubblico e privato in violazione dell’art. 635 c.p. (anche se in un paio di casi questi episodi sono stati riqualificati come semplice “imbrattamento” ex art. 639 c.p.).
Infine, anche per i Giudici veneziani c’è stata la violazione della legge sulla tutela dell’aria che punisce il peggioramento delle emissioni di un impianto industriale (ex art. 13 del DPR 203/1988), anche se in questo caso i reati si sono prescritti.
Di qui la conferma della condanna dei direttori di centrale e dei responsabili civili Enel ed Enel produzione s.p.a. al risarcimento dei danni alle parti civili che sono rimaste nel processo, anche se talvolta a valori leggermente più bassi di quelli del primo grado.
E’ stata però riconosciuta una provvisionale di 40.000 euro ad uno dei nostri assistiti (il padre del bambino che è stato investito dalle ricadute oleose) che in primo grado non era stata assegnata.
In parte sono stati ridotti i risarcimenti alle associazioni di protezione ambientale Italia Nostra e WWF e al Comitato cittadini liberi che tuttavia rimangono sostanziosi.
Non è stata riconosciuta invece la provvisionale assegnata dalla sentenza di primo grado alle parti civili pubbliche, che dovranno dunque rivolgersi al Giudice civile per ottenere la liquidazione del grave danno ambientale cagionato da tutti gli episodi di reato contestati.
La sostanza del processo d’appello è però che non c’è una sola assoluzione perché “il fatto non sussiste”: dunque la Corte d’appello di Venezia ha confermato che la centrale Enel di Porto Tolle per diversi anni ha operato illecitamente, inquinando l’ambiente e cagionando un danno al territorio di Veneto ed Emilia Romagna.
L’amministratore delegato Tatò è stato assolto per non aver commesso lui i reati, e non perché i reati non vi siano.
E’ stata insomma confermata in pieno l’antigiuridicità sostanzialmente di tutti i fatti di reato contestati per i quali era intervenuta la condanna del Tribunale di Rovigo - Sezione distaccata di Adria e l’impostazione accusatoria della Procura della Repubblica.

02 marzo 2009

No Nuke live


Questo Governo ci sta cucinando da tempo un bel menù: il ritorno al nucleare, nonostante il Referendum che sancì la fine del nucleare per l'Italia e grazie all'accordo stretto da Berlusconi con la Francia per la costruzione di 4 centrali nucleari in Italia, di cui almeno una entro il 2020.

Nel pentolone ribollono con insistenza da tempo le solite giustificazioni, che io definirei "da bar": "perchè ce l'hanno tutti gli altri Paesi europei", "perchè importiamo l'energia prodotta dalle centrali nucleari dalla Francia che sta appena di là dei confini, quindi tanto vale che ce la produciamo da soli ...", " perchè l'energia nucleare è a buon mercato", "perchè voi siete contro tutto e ci rallentate lo sviluppo".

Ma c'è una scusa più nuova e recente, più creativa, che chiude la discussione con chi si voglia mettere di traverso, parlando della necessità delle energie rinnovabili: "perchè l'energia nucleare, che è a buon mercato, è energia pulita e ci salverà dal riscaldamento globale".

Rimarrebbe soltanto il problema delle scorie radioattive, ma sono certa che i fantasiosi capoccioni abbiano pensato anche a questo. Visto che ad oggi non sono stati trovati rimedi duraturi: le manderanno sulla luna?

In attesa delle nuove ormai vecchie centrali nucleari di terza generazione nel 2020, per cui lo stesso nostro Presidente Galan sembrava offrire ospitalità in Veneto, anzi no, riguardiamoci la puntata di Presa Diretta di R. Jacona andata in onda ieri sera su Rai3, dove oltretutto un ex vice-presidente di Confindustria, P. Pistorio, a domanda risponde (parafrasando la sua risposta) che questo Governo marca male sulle politiche di innovazione tecnologica e che gli ultimi interventi in questo senso risalgono a provvedimenti del Governo precedente. (il governo Prodi!!!)
Niente male detto da un industriale. La verità prima o poi viene a galla, basta avere una certa pazienza.

Sul sito dei Verdi da martedì 3 marzo ci sarà una mobilitazione non stop web live contro il ritorno del nucleare in Italia .

24 febbraio 2009

Pecore al pascolo nel parco a Papozze

Era da molto che non tornavo sull'argine del Po, complice la brutta stagione. E ho trovato le pecore al pascolo. Non sono ancora pratica con le riprese e non riesco a gestire le zoomate, ma non vi pentirete di vedere questo breve filmato. E poi... Dulcis in fundo.



Ma se non siete di queste parti voi vi chiederete: dov'è Papozze?
Papozze è un paese "mitico" in Polesine, a sud di Adria, sul Po. Prima dell'alluvione le case erano in golena, perchè a quei tempi vivere lungo i fiumi era necessario. Dopo l'alluvione il paese si è trasferito di là dell'argine. La golena è ancora molto ampia e per la maggior parte investita a pioppeto.
Di fronte a Papozze c'è l'estremità della "isola di Ariano", con la località S. Maria in Punta dove rimangono i resti dell'insediamento abbandonato. Lì nasce il Po di Goro, che da qui traccia il confine con la provincia di Ferrara, passando davanti ad Ariano, alla Quercia di San Basilio, dietro al museo regionale della bonifica di Ca' Vendramin e giù fino al mare.
















A pochi km dal centro di Papozze, nella frazione di Panarella, c'è l'Oasi di Panarella, gestita dal WWF di Rovigo.

Ecco io, dopo molto tempo, vi parlo ancora del mio Polesine, perchè vorrei che fossimo uniti per difendere ciò che rimane di bello, contro ogni basso interesse. A volte è solo per incuria e disattenzione - e perchè no anche per un po' di ignoranza da cui nessuno è immune - che in ogni dove arrivano le ruspe a stravolgere il nostro paesaggio e a sradicarci dalla nostra cultura. In questo senso c'è molto da lavorare perchè non tutto - tra strade, centri commerciali, capannoni, condomini - vada perduto.


24 marzo 2008

Sinistra Arcobaleno: ecco i principali appuntamenti su lavoro, ambiente ed energia, trasporti, pace e diritti


Domani a Rovigo inizia la campagna elettorale della Sinistra l'Arcobaleno. Primo appuntamento al mercato di Rovigo con il Ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero e la deputata Luana Zanella. L'incontro con i candidati prosegue ad Adria per le ore 18 al Circolo Unione e a S. Maria Maddalena alle ore 21, presso l'Auditorium di via Amendola.

Altra data da segnare quella del 28 marzo ore 21 a Ceregnano, dove interverrà sui temi della pace dell'ambiente e dell'economia la parlamentare vicentina di SD Lalla Trupia, con la candidata alla Camera Luana Zanella.

Il 1 aprile invece alle ore 18 in Gran Guardia a Rovigo ci saranno il segretario nazionale del PRC Franco Giordano con la senatrice Anna Donati, presidente della Commissione Trasporti e Comunicazioni del Senato, candidata al Senato (si sta parlando attualmente della autostrada Nogara-Mare sarebbe l'occasione giusta per parlarne con lei) . L'incontro sarà preceduto da una visita in piazza a Ceregnano verso le ore 17, attorno al tema del lavoro e della precarietà con i lavoratori della Bassano Grimeca.
Infine per ora l'incontro sull'energia "Energia pulita, o affari sporchi?" di giovedì 3 aprile alle ore 18 alla Gran Guardia a Rovigo con Angelo Bonelli, capogruppo alla Camera dei Verdi, Erasmo Venosi responsabile nazionale Energia dei Verdi, e la candidata Luana Zanella.
Invito caldamente tutti gli amici che si preoccupano di vedere trasformato il Polesine in un grande Polo energetico agli incontri.
Sul sito dei Verdi della provincia di Rovigo i dettagli e il materiale degli incontri.

27 gennaio 2008

Conferenza dibattito sul progetto carbone a Taglio di Po

Tutti a Taglio di Po venerdì sera 1 febbraio ad ascoltare gli esperti che parleranno per illustrare le osservazioni al progetto carbone di Enel.
qui la locandina

19 novembre 2007

Fenicotteri rosa in agonia: una specie poco protetta

Dai giornali e dalla TV abbiamo appreso in questi giorni, anche attraverso immagini toccanti di animali morenti, che molti fenicotteri rosa sono stati trovati morti , altri sono in agonia, in alcune valli del Delta del Po, e che le analisi effettuate dagli organi preposti attribuiscono ai pallini di piombo ingeriti la morte, dovuta quindi ad avvelenamento da piombo.
I pallini di piombo per la caccia sono stati banditi in Italia dal 2006 nelle zone umide. E' evidente che i fondali delle aree di caccia sono rimasti comunque fortemente contaminati.
A questo punto diventano urgenti i controlli e magari la pulizia dei fondali, ma sarebbe auspicabile che nel Delta il divieto di caccia fosse esteso almeno alla cintura perimetrale delle aree del Parco e di quelle di sosta di animali protetti dalle normative europee, che troverebbero alle foci del Po il loro habitat ideale, se non fosse che poi perdono la vita per colpa della caccia, anche se indirettamente...
Per notizie dettagliate e filmati sui fenicotteri rosa in agonia nel Delta del Po visitare il blog di Nicola Donà.