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12 febbraio 2010

Dedicato a Marangon

Eccoli lì quei pericolosi estremisti ambientalisti del Polesine che protestano contro il nucleare e il carbone.
Marangon sui giornali li ha definiti "talebani".


Non che le parole dell'assessore facciano più di tanto impressione, ma qualcuno si è sentito offeso.
E' evidente che Marangon non aveva altri argomenti più seri con cui difendersi dall'"attacco" pacifico degli ambientalisti sferrato nello scorso fine settimana alla Gran Guardia. E' la solita vecchissima tattica: se non hai argomenti per vincerli ... tenta almeno di confonderli!!!

30 aprile 2009

Per il Delta una giornata nera, come il carbone

Qui a fianco Greenpeace in azione per scongiurare la possibilità di un perere positivo al carbone nel Delta.

Ho letto l'amara notizia che la commissione nazionale VIA, da mesi sotto "leggera" pressione di politici vari, ma soprattutto politici di Governo, di sindacati, di Enel e di Confindustria, ha dato il parere favorevole, con prescrizioni, per la conversione a carbone "pulito" della centrale Enel nel Delta del Po.


Ben 41 sarebbero le prescrizioni: sembra un segnale di disagio; forse alla commissione veniva "ingossa", come sarebbe venuta alla sottoscritta.
A meno che il progetto non peggiori con le prescrizioni, come accadde con la commissione VIA regionale!
Al peggio non c'è mai fine ...

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06 aprile 2009

Il parere dell'esperto sulla proposta di legge antiambientalista

Cari lettori i vostri commenti e le vostre domande sul mio precedente post, in cui si parla della proposta di modificare l'attuale art. 18, comma 5 della legge n. 349 dell'86 , hanno sollevato dubbi e perplessità in me stessa inducendomi a chiedere aiuto ad un esperto, che gentilmente mi ha risposto in modo chiaro e preciso. Spero che questo possa servire anche a tutti voi.

"Cara Lavocetta il problema è il seguente. Tutti quelli che propongono un'azione in giudizio davanti al Giudice civile amministrativo, oppure resistono ad un'azione, ivi comprese le associazioni di protezione ambientale, se perdono, possono essere condannati alle spese del giudizio, anche se il giudice può decidere "per giusti motivi" di compensare le spese parzialmente o per l'intero (cioè ognuno si paga il suo avvocato). Inoltre tutti, comprese le associazioni di protezione ambientale, possono essere condannati a risarcire i danni derivanti dalla cosiddetta "lite temeraria" per aver agito o resistito in giudizio con mala fede o con colpa grave, cioè sapendo di avere "torto marcio" ovvero per non aver usato un minimo di diligenza al riguardo: si tratta ovviamente di casi particolari e rari (art. 96 del codice di procedura civile). Così è ad oggi ed è sempre stato. La proposta di legge in esame prevede due cose. Con una prima norma si richiama l'applicazione del citato art. 96 del c.p.c., ma solo per i ricorsi delle associazioni di protezione ambientale: ora qui i casi sono due: la previsione dunque non aggiunge nulla all'ordinamento, ma serve a "richiamare" il Giudice a dare un'applicazione più stringente di questa disposizione ai ricorsi delle associazioni, allo scopo evidente di scoraggiarli. Preciso che una disposizione identica è già stata approvata con il cd. "decreto anticrisi" (citato infatti nella relazione alla proposta di legge) con riferimento ai ricorsi delle associazioni contro le nuove grandi opere decise dal Governo nell'ambito del "quadro strategico nazionale" anticrisi. La seconda norma proposta è più grave in quanto prevede che le associazioni, nel caso in cui il loro ricorso sia respinto perché dichiarato "manifestamente infondato", siano condannate, oltre che alle spese del giudizio, al risarcimento dei danni. Questa è una previsione che varrebbe solo ed esclusivamente per le associazioni di protezione ambientale le quali dunque verrebbero punite per il loro attivismo. E' chiaro che così facendo mai e poi mai un'associazione si arrischierebbe di proporre un ricorso contro non dico una "grade opera", ma neppure una strada di paese, in quanto c'è il rischio di condanna al risarcimento di danni milionari e dunque di "fallimento" dell'associazione. Il tutto risulta ancora più grave se si considera che in molti casi soltanto le associazioni ambientali vengono considerate legittimate a proporre un ricorso in materia ambientale (in quanto la legittimazione dei comitati locali è dubbia e i singoli cittadini debbono dimostrare di avere un concreto interesse che può essere pregiudicato dall'intervento). così facendo dunque si azzerano gran parte delle azioni davanti al Giudice amministrativo in materia ambientale. E' chiaro che una previsione di questo tipo costituirebbe una grave violazione del principio costituzionale della tutela giurisdizionale degli interessi, oltre che di quello dell'eguaglianza delle parti in giudizio: ma perché non si prevede anche la condanna delle imprese che perdono il ricorso in materia di appalti? ovvio che no: si bloccherebbe una legittima esigenza di tutela giurisdizionale degli interessi economici. Ma perché allora non debbono essere considerati altrettanto legittimi gli interessi alla tutela ambientale? Spero di aver chiarito l'abnormità di una tale proposta per la stessa democrazia del nostro Paese."
(lettera firmata)

04 aprile 2009

Una proposta di legge antiambientalista del tutto in malafede

Poichè è opinione diffusa che in Italia le grandi opere non si realizzino per colpa degli ambientalisti che rallentano lo sviluppo del Paese, le menti moderatamente rivoluzionarie degli uomini del Governo hanno pensato che per scoraggiarli, non basti far altro che fargli pagare le spese derivanti da possibili ricorsi persi.
Le associazioni dei cittadini che protestano e riescono anche a fare un ricorso contro mostri ambientali, normalmente si autofinanziano, dividono le spese e spesso ci rimettano di tasca propria. Gli argomenti di protesta sono tali da riuscire a dare del filo da torcere ad aziende potentissime.
Nonostante questo accade spesso che i ricorsi delle associazioni ai tribunali amministrativi siano persi.
C'è una recente proposta di modifica dell'art. 18, comma 5 della legge n. 349 dell'86 che istituisce il Ministero dell'Ambiente, che vorrebbe scoraggiare i ricorsi delle associazioni ambientaliste e dei comitati, facendo loro pagare le spese dei ricorsi persi.
La sindrome Nimby ,a cui fa riferimento la proposta di legge, vorrebbe giustificare la pesantezza della proposta, che di fatto renderebbe inutile ogni tentativo di opporsi ad opere invasive e distruttive del territorio. Nel nostro caso pensiamo ad esempio al rigassificatore di Porto Levante portato ormai su un palmo di mano da tutti, con rare e nobili eccezioni. E potrebbe riguardare anche la promessa centrale a carbone di Enel a Porto Tolle.

La proposta di legge è fatta a mio parere un po' in malafede in quanto dà per scontato che le associazioni e i comitati non siano in grado di ragionare su di una visione di ampio respiro e di collettività oltre il proprio "giardino".
Si potrebbe invece dimostrare l'esatto contrario, cioè che è proprio la mancanza di una pianificazione ampia, regionale e nazionale, di una visione di insieme anche delle caratteristiche territoriali, che permette ad aziende multinazionali di sfruttare la debolezza politica ed economica di un territorio per aprirsi la strada e costruirsi le sue infrastrutture.
Mi chiedo a questo punto come potranno i cittadini difendersi, se chi fa le leggi le fa in malafede nei loro confronti...
Si vede che si tratta di cittadini diversi: ci sono quelli in Parlamento che sono di una specie superiore, altamente selezionata (nei modi che ormai conosciamo tutti), e quelli normali che ogni tanto si permettono di protestare senza averne il diritto, perchè di specie inferiore.

L'articolo di modifica è qui sotto riportato ( ed è visibile direttamente qui )
Modifica all'articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, in materia di responsabilità processuale delle associazioni di protezione ambientale (primo firmatario M. Scandroglio del PdL)
Presentata il 10 marzo 2009


Onorevoli Colleghi! - Se, da un lato, la spinta ambientalista ha determinato un continuo sviluppo della normativa di settore che regola gran parte delle attività che determinano un qualche tipo di impatto ambientale sul territorio nazionale, dall'altro lato, le istanze ambientaliste hanno contribuito alla crescita di una diffusa attenzione al «territorio di riferimento» che, all'interno della società civile, ha originato con sempre maggior frequenza comportamenti di protesta contro le scelte infrastrutturali sviluppate da soggetti pubblici e privati.Tali proteste, conosciute con l'acronimo «Nimby» («Not in my back yard»), determinano un ritardo costante del «cantiere Italia». I dati del progetto «Nimby Forum», gestito dall'Agenzia di ricerche in formazione e società (ARIS), indicano che il 2007 ha registrato una situazione cronica di stallo nella costruzione di grandi opere, con 193 infrastrutture oggetto di protesta. Rigassificatori, termovalorizzatori, corridoi ferroviari, centrali a biomasse, elettrodotti, autostrade, discariche, inceneritori: qualunque fosse il progetto, il fermo alla sua realizzazione è stato disposto sempre per le stesse ragioni. Un ricorso al giudice amministrativo è sufficiente a impedire o a ritardare la realizzazione di opere pubbliche, senza che sia previsto alcuno strumento di responsabilizzazione delle associazioni di protezione ambientale, le quali, talvolta, presentano ricorsi pretestuosi, con il solo e unico scopo di impedire la realizzazione dell'opera pubblica. Il dilagare di questo fenomeno ritarda (e spesso paralizza) la realizzazione di gran parte degli interventi pubblici in programma nei settori dell'energia, dei trasporti, dello smaltimento rifiuti, della depurazione e della stessa edilizia residenziale e terziaria. Il problema di fondo sembra consistere nel fatto che tali opere infrastrutturali, progettate per generare nel tempo benefìci e vantaggi per un'utenza vasta (spesso per l'intera collettività nazionale), determinano disagi concentrati sulle comunità situate nelle più immediate vicinanze della stessa opera.
Questa originale forma di «egoismo territoriale» mantiene solo parzialmente l'originale matrice ambientalista: la sua esplicitazione in comportamenti di aperto conflitto finisce, infatti, per penalizzare la stessa realizzazione degli interventi inseriti nei programmi di politica ambientale.
Pertanto, sembra doveroso un intervento legislativo volto a responsabilizzare l'attività delle associazioni di protezione ambientale, al fine di evitare che ricorsi amministrativi, manifestamente infondati, siano presentati al solo fine di ritardare la realizzazione di opere pubbliche. Per fare ciò si prevedono la responsabilità delle stesse associazioni per lite temeraria e il conseguente risarcimento del danno a vantaggio della pubblica amministrazione.
La legge 8 luglio 1986, n. 349, recante le norme in materia di danno ambientale:

1) all'articolo 13 individua le associazioni di protezione ambientale legittimate ad agire in giudizio avverso qualsiasi provvedimento che leda in modo diretto e immediato l'interesse ambientale; esse sono, pertanto, legittimate a impugnare anche atti a contenuto urbanistico purché idonei a pregiudicare il bene dell'ambiente, anche se lo specifico bene non sia sottoposto ad alcun vincolo (paesistico, archeologico, idrogeologico eccetera);

2) all'articolo 18 attribuisce alle associazioni individuate ai sensi dell'articolo 13 il potere di intervento e la potestà di impugnare gli atti illegittimi lesivi del «bene-ambiente».

Tuttavia, la modifica di tale legge non può non tenere conto dell'orientamento del legislatore nel cosiddetto «decreto anti-crisi», decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, della legge 28 gennaio 2009, n. 2: l'articolo 20 di tale decreto prevede, infatti, un iter accelerato per le opere pubbliche ritenute prioritarie «per lo sviluppo economico del territorio», la nomina di commissari straordinari delegati che dovranno vigilare su tutte le fasi di realizzazione dell'investimento e che, quindi, seguiranno ogni progetto con poteri sostitutivi delle amministrazioni interessate, ma, soprattutto, l'abolizione della facoltà sospensiva del tribunale amministrativo regionale (TAR). Lo snellimento delle procedure non permetterà più che sia il TAR a decidere se un'opera si debba fare o meno: con le nuove norme vengono accorciati i tempi per il ricorso contro le decisioni del commissario straordinario delegato. Il cantiere, pertanto proseguirà nei suoi lavori e se il ricorrente dimostrerà di avere ragione otterrà un indennizzo.

PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
1. Dopo il comma 5 dell'articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, sono aggiunti i seguenti:

«5-bis. Qualora il ricorso di cui al comma 5 del presente articolo, presentato dalle associazioni, individuate ai sensi dell'articolo 13 della presente legge, sia respinto, alle associazioni soccombenti che hanno agito o resistito in giudizio con mala fede o con colpa grave si applicano le disposizioni dell'articolo 96 del codice di procedura civile.
5-ter. Qualora il ricorso di cui al comma 5 del presente articolo, presentato dalle associazioni individuate ai sensi dell'articolo 13, sia respinto perché manifestamente infondato, il giudice condanna le associazioni soccombenti al risarcimento del danno oltre che alle spese del giudizio».

24 marzo 2008

Sinistra Arcobaleno: ecco i principali appuntamenti su lavoro, ambiente ed energia, trasporti, pace e diritti


Domani a Rovigo inizia la campagna elettorale della Sinistra l'Arcobaleno. Primo appuntamento al mercato di Rovigo con il Ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero e la deputata Luana Zanella. L'incontro con i candidati prosegue ad Adria per le ore 18 al Circolo Unione e a S. Maria Maddalena alle ore 21, presso l'Auditorium di via Amendola.

Altra data da segnare quella del 28 marzo ore 21 a Ceregnano, dove interverrà sui temi della pace dell'ambiente e dell'economia la parlamentare vicentina di SD Lalla Trupia, con la candidata alla Camera Luana Zanella.

Il 1 aprile invece alle ore 18 in Gran Guardia a Rovigo ci saranno il segretario nazionale del PRC Franco Giordano con la senatrice Anna Donati, presidente della Commissione Trasporti e Comunicazioni del Senato, candidata al Senato (si sta parlando attualmente della autostrada Nogara-Mare sarebbe l'occasione giusta per parlarne con lei) . L'incontro sarà preceduto da una visita in piazza a Ceregnano verso le ore 17, attorno al tema del lavoro e della precarietà con i lavoratori della Bassano Grimeca.
Infine per ora l'incontro sull'energia "Energia pulita, o affari sporchi?" di giovedì 3 aprile alle ore 18 alla Gran Guardia a Rovigo con Angelo Bonelli, capogruppo alla Camera dei Verdi, Erasmo Venosi responsabile nazionale Energia dei Verdi, e la candidata Luana Zanella.
Invito caldamente tutti gli amici che si preoccupano di vedere trasformato il Polesine in un grande Polo energetico agli incontri.
Sul sito dei Verdi della provincia di Rovigo i dettagli e il materiale degli incontri.

03 febbraio 2008

Conversione a carbone: la contrarietà è sempre più ampia e profonda


L'incontro di venerdì a Taglio di Po è stato molto istruttivo, dando nuovi elementi utili ad alimentare una sempre più diffusa  e sentita contrarietà alla conversione a carbone della centrale di Porto Tolle. 
La sala era piena ed il clima tra i due "fronti" del sì (folta la rappresentanza dei dipendenti Enel) e del "no" (comitati , studiosi e amministrazioni contrarie alla conversione ed organizzatori dell'incontro) è stato di reciproca tolleranza, tranne in alcuni interventi apertamente provocatori dal fronte pro Enel.

Il fisico Marco Cervino, che ha partecipato alle osservazioni alle nuove integrazioni al progetto, richieste dal Ministero dell'ambiente a settembre scorso, ha parlato del microparticolato e in particolare del PM 2,5, cioè tutto ciò che si produce in atmosfera con un diametro inferiore a 2,5 micron e che deriva da un inquinamento primario o peggio secondario, che sarebbe responsabile dell'inquinamento in aree molto estese, lontane centinaia di km dalla sorgente. 
Lo studioso del CNR di Bologna ha effettuato alcuni studi sulle emissioni che si produrrebbero, considerando oltre al carbone come fonte di emissione, anche l'inquinamento derivante dall'andirivieni delle chiatte dalla nave "storage", in alto mare, alla centrale per l'approvvigionamento di carbone e per portare via i rifiuti di processo: gessi, calcari e ceneri prodotte dalla combustione. 

In questa parte dell'universo infatti nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, e con un aumento del "disordine", secondo il celebre principio della termodinamica.
Se la memoria non m'inganna l'inquinamento prodotto dalla centrale sarebbe pari ad un terzo di quello che si produce dal traffico veicolare in tutta la provincia di Rovigo. 
A questo punto qualcuno pro Enel suggeriva che si sarebbe dovuto trasformare tutte le auto a metano (piuttosto che non "fare" il carbone) ...

L'intervento di Eddi Boschetti, del WWF e uno dei pricipali esperti ambientalisti dell'area del delta, si è incentrato sulle aree protette secondo la normativa comunitaria (direttive Habitat e Uccelli), indicando le aree SIC e ZPS e le relative frequenti sovrapposizioni. In queste aree, per la presenza di specie protette di flora e fauna si richiede la protezione dal degrado degli habitat naturali e delle specie, la protezione dalla "perturbazione", fattori che verrebbero di sicuro compromessi dalla trasformazione a carbone della centrale.

L'avvocato Matteo Ceruti ha invece proposto la lettura delle motivazioni della sentenza Enel, soprattutto alle amministrazioni costituitesi parte civile al processo, compreso il comune di Porto Tolle, processo conclusosi in primo grado il 31 marzo 2006 con una condanna dei vertici di Enel per inquinamento e danneggimento. La sentenza offre l'unica interpretazione esistente all'articolo 30 della legge istitutiva del Parco regionale veneto del delta del Po (L.R. 36/97) sul combustibile da poter impiegare nei comuni del Parco (metano o combustibile di pari o minor impatto ambientale), negando la possibilità che il carbone sia un combustibile di pari o minor impatto ambientale.

Carlo Costantini dei comitati ha parlato del proliferare dei progetti di impianti energetici, dalla bassa veneziana al Polesine, in assenza di un piano energetico e della necessità di ripensare al modello di sviluppo che si vuole costruire per il Polesine.

Tra i presenti un rappresentante dei pescatori di Pila (estremo est del delta), che ha sostenuto la contrarietà al carbone per lo stravolgimento alle attività della pesca di cui vive il nostro Delta. Qui il clima si è fortemente acceso e l'arroganza dei lavoratori di Enel non ha permesso con questo un confronto tranquillo.

Non ho parlato dei sindaci:  Rosolina, Loreo e Taglio di Po organizzatori dell'incontro insieme ai comitati. Sono determinati a sostenere la battaglia contro la conversione a carbone per uno sviluppo diverso e più in sintonia con l'economia del territorio che si basa sull'agricoltura, la pesca e il turismo.
Ha chiuso Margaret Crivellari, sindaco ospite e coordinatore dell'incontro,  interpretando quello che è il sentimento diffuso e cioè che "tutti abbiamo a cuore i problemi occupazionali anche dei lavoratori di Enel. Ma non si può pensare che ancora ai nostri giorni lo sviluppo del territorio passi per la centrale".

29 novembre 2006

Le relazioni del Convegno: sentiamole

aggiornamento del 3 dicembre

Sono in rete e sono disponibili in audio qui le principali relazioni del convegno di sabato 25 novembre "Energia e Ambiente" e precisamente:
Luigino Mottaran- Introduzione del portavoce dei comitati
Gianluigi Ceruti - Ambiente e salvaguardia
Massimo De Santi - Energia e rigassificatori
Renzo Ghezzo - Esperienze di risparmio energetico
Guglielmo Piva - Esperienze di risparmio energetico
Stefano Casalini - Agricoltura e energie rinnovabili
Maurizio Pallante - Strategie energetiche
Eddi Boschetti - Energia, risparmio e biomasse
Stefano Montanari - Nanopatologie
Andrea Masullo - Energia e cambiamenti climatici.

Per ascoltare le relazioni, cliccate sotto alla frase "Listen now" (ascolta subito). Buon ascolto.

26 novembre 2006

Più che un convegno: un Superconvegno!


Cari lettori per commentare il Convegno di ieri 25 novembre organizzato dal Coordinamento dei comitati per la difesa dell'ambiente non servono molte parole: guardate con i vostri occhi e dite se non si può parlare di grande successo. Sala più che al completo, presenti anche classi delle scuole superiori, partecipazione dei comitati locali e "oltreconfine", cittadini comuni interessati... si poteva chiedere di più?
Riguardo alle relazioni di Ceruti, Masullo, Pallante, Montanari e gli altri: chi non ha partecipato avrà la possibilità di rifarsi con le registrazioni.
Presto altre notizie più dettagliate.
P.S. Notata l'assenza del Parco del del Delta del Po veneto.

Qui il Comunicato del Comitato per la salvaguardia del Golfo di Trieste impossibilitato a partecipare fisicamente, ma presente moralmente!
Contro i rigassificatori del Golfo Trieste era presente un rappresentante del Comitati Umanisti contro i Rigassificatori
Da Livorno-Pisa presente il Comitato contro il rigassificatore off-shore
Pervenute le adesioni al Convegno del "Comitato Aria Pulita" di Sermide e dell' Associazione Vaccolino.
Inoltre pervenuta l'adesione anche da parte del Circolo mantovano di Sinistra ecologista.

16 novembre 2006

Energia e ambiente: Convegno dei comitati a Rovigo


Il Coordinamento dei Comitati polesani per la difesa dell'ambiente in collaborazione con i comitati contro i rigassificatori del centro e del nord Italia organizza per sabato 25 novembre a Rovigo un Convegno nazionale dal titolo "Energia e Ambiente, contradddizioni e prospettive"
L'importante Convegno vede tra i suoi relatori esperti nazionali ed internazionali, dalla salvaguardia ambientale, alle patologie derivanti dall'inquinamento ambientale, dalle energie rinnovabili ai cambiamenti climatici. Nomi come Andrea Masullo, Maurizio Pallante, Stefano Montanari e Gianluigi Ceruti non hanno probabilmente bisogno di ulteriori spiegazioni per chi frequenti abitualmente queste tematiche.

Il Convegno costituirà un altro momento importante di confronto e di dialogo tra i cittadini e le istituzioni locali e nazionali con la richiesta principale dei comitati
di un Piano energetico nazionale che veda nelle sue linee fondamentali un maggiore uso delle energie rinnovabili, il rispetto della normativa nazionale ed europea, la salvaguardia e la valorizzazione del territorio, la partecipazione delle popolazioni locali alle scelte.
Al Convegno sono invitati tutti, specialmente coloro che siano interessati ad uno sviluppo attento alla salute ed in sintonia con il territorio.
Hanno aderito: Italia Nostra, WWF, Lipu, Gruppo padovano Amici di Beppe Grillo "Cantòn del Grillo" e la sezione Emilia-Romagna di Medicina Democratica.

qui il depliant di invito con il programma completo

il luogo del convegno

conferenza stampa dei comitati

31 dicembre 2005

Ultime dell'anno e auguri


Sembra che la politica si ravvivi in prossimità di feste importanti, mentre tentiamo di goderci un meritato riposo, vedi anche la firma del Protocollo d'intesa tra Regione ed Enel alla vigilia di Natale. Il 2005 si conclude con diversi interventi sul Gazzettino relativi ai temi "caldi" della Centrale a carbone e più in generale del Polo energetico nel Delta.

Interviene il nostro Presidente della Provincia: «Non ritengo ancora prioritario legare la valutazione sul terminal o sulla centrale ai benefit che Edison ed Enel possono mettere sul piatto della bilancia per il Polesine. È un atteggiamento che rifiuto. Al momento conta di più il percorso aperto con le società per avere il massimo di garanzie ambientali».

Il percorso??? Boh!

Mentre il Vicepresidente della (stessa) Provincia afferma (o chiarisce?) che: «Non è più tempo di tentennamenti. Centrale a carbone e terminal sono realtà. Ferite gravi del nostro territorio, ma con cui ormai vanno fatti i conti. Quindi, usiamo le occasioni di sviluppo che questi insediamenti possiedono. Meglio utilizzare proprio la centrale a carbone e il terminal gasiero per aprire un fronte verso coloro che si sono assunti la responsabilità di farci continuare a subire la centrale e far nascere il terminal».

E sembra che sia il Presidente della Regione Galan l'unico responsabile.

Interviene con una lunga lettera anche Giorgio Crepaldi del Comitato "Cittadini liberi" di Porto Tolle che spiega le ragioni contro la conversione a carbone: "Credo che non sia da saggio fidarsi [...] perché si corre il rischio di accorgerci dell'inganno a danno prodotto e subito, soprattutto alla luce di quanto sta emergendo nell'aula del tribunale di Adria relativamente alla gestione della centrale in passato.
L'impatto ambientale non è riferito solamente alle emissioni dalla ciminiera, perché Enel in questo progetto ci propone di stravolgere usi, costumi e il quadro paesaggistico del nostro territorio che sono la vera espressione dell'originalità del Delta del Po
.
Sull'impiego di manodopera necessaria ai cantieri, nel progetto orimulsion depositato nel 2000 si parlava di 300 persone, 250 delle quali già dipendenti Enel; siccome questi numeri hanno fatto storcere il naso ai sindacati, ora ci viene raccontato che la forza lavoro raggiungerà punte di tremila persone con una media giornaliera di 1.500 addetti stabilmente occupati, mentre a Civitavecchia gli interventi in esecuzione sulla prima caldaia già suscitano polemiche perché
i lavori sono stati assegnati a ditte sarde e non ad imprese locali come era logico e desiderato".
Il lungo intervento continua: "Dire che non è conveniente realizzarne una nuova centrale a metano, come impone la legge sul Parco [all'articolo 30: nota mia], è una bugia perché è stato calcolato che realizzare una centrale a turbogas comporta un investimento di capitale pari a 500 dollari per ogni chilowatt prodotto, con una resa energetica superiore e producendo la metà di anidride carbonica, per non parlare dei metalli pesanti".

Per concludere: auguri a tutti e soprattutto ... al Parco del Delta del Po!