18 maggio 2011

Stop centrale a carbone. Rassegna stampa

In questo articolo dettagliato ci sono anche le dichiarazioni di Giorgio Crepaldi dopo la sentenza del Consiglio di Stato che di fatto annulla il decreto del ministero dell'ambiente con cui dava parere positivo al progetto di riconversione a carbone.
In quello riportato sotto invece ci sono le dichiarazioni degli industriali e, qualcuna davvero singolare, dei sindacati.In fondo eddi Boschetti per il WWF.

STOP ALLA CENTRALE, 2,5 MILIARDI IN FUMO
Dal Gazzettino del 18 maggio 2011
Paolo Ponzetti

Si allontana, forse in maniera definitiva, la conversione a carbone della Centrale Enel di Polesine Camerini e con essa un investimento da circa 2,5 miliardi di euro e oltre 3.000 posti di lavoro per i 5 anni necessari a costruire l’impianto. Oltre, secondo l’azienda, anche la realizzazione del primo impianto in Europa di cattura e sequestro dell’anidride carbonica su scala industriale, sostenuto dall’Unione Europea con un innovativo impianto avrebbe attivato ulteriori investimenti per 1 miliardo di euro e diverse centinaia di nuovi posti di lavoro che, uniti a quelli della centrale, comportano la perdita di 1000 posti di lavoro permanenti. A questi si deve aggiungere anche la mega sponsorizzazione della Rugby Rovigo che faceva parte del pacchetto.

Tutto ciò perchè ieri il Consiglio di Stato ha depositato la sentenza dell’udienza del 10 maggio ritenendo illegittimo il decreto con cui il 29 luglio 2009 il ministero dell'Ambiente diede parere positivo sulla compatibilità ambientale al progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle.

Visibilmente soddisfatti i promotori del ricorso: Comitato cittadini liberi di Porto Tolle, Assagaime (Associazione tra agenzie d’affari in mediazioni turistiche di viaggi) di Rosolina, Consorzio operatori balneari di Rosolina, Consorzio pescatori Delta Nord di Rosolina uniti con Greenpeace, Wwf e Italia Nostra, tutti rappresentati dall’avvocato rodigino Matteo Ceruti.

La sentenza del Consiglio di Stato, di cui si attendono le motivazioni tra alcuni mesi, ribalta l'esito del verdetto del Tar del Lazio, che il 6 giugno respinse il ricorso delle associazioni ambientaliste e degli operatori del turismo rosolinesi.

Paladino è sempre stato Giorgio Crepaldi, 48 anni, di Polesine Camerini che guida il Comitato cittadini liberi. «Già nell’udienza di martedì scorso a Roma avevamo avuto delle sensazioni positive, l’avvocato Ceruti aveva messo in visibile difficoltà i legali dell’Enel. Tra i 27 motivi del ricorso i giudici hanno chiesto di approfondire gli aspetti ambientali relativi alla Legge sul Parco e la comparazione tra conversione a metano e a carbone. Il vedere annullato il decreto Via che rende nullo quello successivo del Ministero per lo sviluppo economucio è una grande vittoria. Non ci sembra vero. Siamo euforici. È la conferma che la nostra battaglia e fondata alla faccia dell’assurdità di sentire chiamare pulito il carbone. Sono contento per tutta le gente di Porto Tolle che ci sostiene, che ha paura di esprimersi in pubblico, ma ci incoraggia continuamente invitandoci a non mollare. Spero che questo contribuisca a scuotere gli amministratori locali affinchè capiscano che non bisogna essere supini con Enel senza mai mettere in discussione alcunchè. La gente e il territorio non meritano simile trattamento. Siamo consapevoli che non è finita qui, Enel avrà altre cartucce da sparare, ma non possono continuare a ignorare la gente, la pesca, l’agricoltura e il turismo. Infine un plauso all’avvocato Ceruti, anche al Consiglio di Stato è stato formidabile».
Protagonisti del ricorso sono stati anche gli operatori economici di Rosolina Mare. Ecco Ferdinando Ferro, presidente del Cob, il Consorzio operatori balneari che raggruppa 13 dei 14 esistenti sul lido. «Non possiamo che essere molto soddisfatti, perchè siamo convinti che difendere l’ambiente significa difendere la nostra salute e il lavoro. Da circa 3 anni siamo in prima linea ed entro il 2011 contiamo di ottenere la certificazione ambientale Emas».
Pragmatico il commento dell’assessore regionale Maria Luisa Coppola: «È una notizia clamorosa sulla quale bisogna riflettere. Attendiamo di leggere le motivazione di una sentenza che di fatto blocca un percorso ormai avviato con ricadute economiche sul territorio».
Soddisfatto della sentenza Lorenzo Feltrin, portavoce della Federazione della sinistra: «Siamo molto contenti, ma anche rammaricati perchè per discutere di questi fantomatici investimenti si sono persi anni utili per costruire un’alternativa economica di sviluppo nel Delta. Auspico che politici, imprenditori e sindacalisti aprano gli occhi e finalmente si punti a valorizzare l’esistente e a sviluppare diverse opportunità produttive».

LE REAZIONI
INDUSTRIALI: ORA CAMBIA IL MODELLO DI SVILUPPO
SINDACATO: POSTI A RISCHIO

PORTO TOLLE - Nel Portotollese la notizia arriva come una doccia fredda: a farsi sentire è subito il fronte dei lavoratori. «Gli amministratori locali, a parte quelli mandati a casa lunedì a Rosolina - spiega il loro portavoce Maurizio Ferro - hanno ribadito più volte il loro consenso in Conferenza dei servizi e nei Tavoli di lavoro, in modo unanime. Ritorna, purtroppo, una minoranza di comitati e associazioni, che non superano qualche decina di iscritti, a dettare i tempi di un'opera necessaria al Paese. Così è l'Italia intera che ci perde a vedere allontanarsi, di nuovo, la riconversione a carbone pulito della centrale di Porto Tolle».
In sintonia, seppure più pacato il commento di Unindustria Rovigo: «Ho sempre sostenuto - ha detto il presidente Gian Michele Gambato - che la centrale di Polesine Camerini è un grosso investimento industriale. Questa è una notizia che ci preoccupa. L'impatto industriale avrebbe portato per la fase di cantiere un livello occupazione interessante e uno stabile per la fase successiva. Questo slittamento temporale ci costringe a fare delle valutazioni più attente soprattutto sul modello di questo territorio sia per l'aspetto occupazione che per quello relativo alle professionalità».
Amareggiati anche i sindacati: «Questo provvedimento - sostiene Valeria Cittadin, segretario provinciale Cisl - va contro imprese e cittadini, va contro il lavoro in senso lato. Non solo per cittadini, imprese e lavoratori polesani, ma per l'intero Paese. Trovo antidemocratico che delle minoranze con un ricorso possano mettere in difficoltà le sorti economiche di un territorio».
«La sentenza - dichiara Giampietro Gregnanin segretario generale Uil Rovigo - è un fulmine a ciel sereno, poiché proprio qualche giorno fa l’Enel al tavolo provinciale aveva espresso ottimismo in merito. È evidente che ciò rende precarie le aspettative di rilancio economico occupazionale del Delta che tanto contava sulla partenza entro fine anno dei lavori».
Il segretario della Cgil di Rovigo Fulvio Dal Zio: «È un fatto grave che al momento blocca un investimento che per il territorio era significativo sia nella fase cantieristica che per il futuro. Voglio considerare questo solo una battuta d'arresto».
Non nasconde la soddisfazione, anche se aspetta di leggere i contenuti della sentenza, Eddy Boschetti, referente locale di Wwf Italia. «Non siamo contrari allo sviluppo, ma abbiamo contestato sin dall'inizio questo progetto perchè incompatibile con l'ambiente nel quale si vuole realizzare. L'ideale sarebbe stata la metanizzazione, in linea con le direttive comunitarie e la legge istitutiva del Parco, invece, si è perseguito il mero interesse di Enel. Non bisogna considerare solo quel che potrebbe uscire dal camino, ma tutto l'insieme delle opere e interventi connessi, come il transito delle navi carbonifere e lo smaltimento di altri materiali dall'impianto. Certo, non finisce qui, ma oggi si è fissato un importante paletto nella storia di questa battaglia». E cosa diciamo ai lavoratori in trepidante attesa? «Che si può ancora lavorare al progetto, trovare delle soluzioni a minore impatto e che si possono trovare altre alternative di sviluppo compatibile con la salute dei cittadini e dell'ambiente».
E.L.T./L.I.

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