30 marzo 2007

Sentenza Enel: primo anniversario


Sembra ieri, ma è già trascorso un anno dalla sentenza con cui il tribunale di Adria ha condannato l'Enel per inquinamento ambientale.
Una sentenza (qui le motivazioni) non definitiva ma importante nell'attribuire chiare responsabilitài ai dirigenti che negli anni si sono succeduti.
Ma le parole espresse del giudice Miazzi la sera del 31 marzo dello scorso anno hanno reso evidente anche gravi carenze nelle politiche dell'esercizio della tutela dell'ambiente e dei cittadini da parte delle pubbliche istituzioni.
Da allora sarà cambiato qualcosa?
E soprattutto chi di dovere eserciterà i controlli su chi ogni giorno scarica in aria, nell'acqua e nel suolo sostanze inquinanti che, le une accanto alle altre, moltiplicano il rischio di vivere in un ambiente insalubre per noi abitanti di questa pianura dove l'aria ristagna?
Perchè ci sarà pure chi si crede così potente da essere sopra alle leggi, ma è evidente che riuscirà a fare "le sue cose" solo se chi deve controllare non esercita il suo dovere.

Quello che lascia di stucco però è che dopo la sentenza si attenderebbe per lo meno un po' di diffidenza verso l'Enel e la sua politica che, ad esser buoni, potrebbe definirsi tutta incentrata dalle nostre parti nell'ottenere il massimo profitto con il minimo sforzo (e senza farsi troppi scrupoli).
Questa la logica della proposta di conversione a carbone della centrale di Polesine Camerini (Porto Tolle) dove esiste un Parco naturale: i dirigenti dell'Enel sulla stampa hanno detto che il carbone costa poco. Questa è l'unica vera ragione del carbone. E chiunque voglia diffondere il verbo del carbone pulito lo fa perchè ha interesse a farlo.
Diffidare della propaganda e smascherarla è l'unica cosa seria da fare.
E come dice Al Gore nel suo mitico documentario Una scomoda verità (parafrasando): "difficile far capire una verità a una persona se il suo stipendio dipende proprio dal fatto di non capirla".

Oggi c'è stato un incontro (qui l'articolo che lo preannuncia dal Gazzettino) di propaganda in grande stile. Si è speso nientepopodimeno che il doppio Presidente della Provincia Saccardin (anche Presidente del Parco naturale regionale del Delta del Po veneto, chissà nella sua doppia veste quale posizione avrà preso, sarà stato almeno un po' indeciso?), usando il Palazzo istituzionale per permettere a Enel di raccontare la sua storiella dello sviluppo con il carbone davanti ai sindaci del Delta. Vietato l'ingresso ai "minori" comuni cittadini dei comitati, del resto mai invitati (ma ancora una volta presenti): meglio non far sapere cosa bolle in pentola? Si è cambiato idea anche sul carbone e si darà ragione al signor Trambaiolli, vero profeta della politica polesana?

Il Coordinamento dei comitati intanto celebra l'anniversario della sentenza Enel e rinfresca la memoria dei polesani con il volantino in immagine su questo post ed il comunicato qui sotto riportato.
"Il futuro del Polesine è minacciato da un numero impressionante di progetti che mirano a fare del nostro territorio il più grande polo energetico nazionale.
Lo sviluppo che chiediamo non ha niente a che vedere con carbone, turbogas o inceneritori ma passa attraverso il rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini, promuovendo il Parco del Delta del Po e le attività tipiche della zona.
Riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle
Inceneritore di rifiuti annesso alla nuova centrale a carbone
Rigassificatore off-shore al largo di Porto Levante
Centrali a turbogas a Loreo e Cona (Ve)
Centrali a biomasse a Borsea, Bagnolo di Po, Calto e Villanova del Ghebbo
Ultimamente sono state proposte 4 nuove centrali nell’area industriale attrezzata (A.I.A.) di Adria e Loreo, di cui 3 a Biomasse più un termovalorizzatore (inceneritore) annesso alla cartiera di Loreo.
Da anni è già attiva la centrale Edison di Porto Viro (140 MW a gas)
Com’è possibile che in una sola provincia si concentrino così tanti impianti
energetici?
Non è un controsenso che proprio all’interno del Parco del Delta del Po si debba
subire un carico inquinante così elevato?
Il Polesine ha già pagato un prezzo altissimo nei quasi 30 anni di attività della centrale di Porto Tolle, nel Delta del Po si respira l’aria peggiore del continente europeo e vi è già un’incidenza di tumori e malattie dell’apparato respiratorio superiore al dato medio nazionale.
Perché dobbiamo permettere all’Enel di riconvertire la centrale a carbone e continuare ad intossicarci come niente fosse per altri 30 anni?
Solo un grande movimento popolare può fermare quello che invece di un intelligente
sviluppo sarà una vera e propria impostura!"
Qui un interessante commento giuridico sulla sentenza Enel di V. Vattani sulla rivista online Diritto all'ambiente.
Qui il bell'articolo di F. Pavan del Gazzettino del 31 marzo che riporta l'incontro della Provincia con l'A.D. dell'Enel Fulvio Conti.
Invece un articolo scritto secondo un'ottica tutta industriale compare sulla prima pagina del Gazzettino del Nordest dal titolo "Porto Tolle? manca solo il sì del Ministro" di M. Crema, in cui sembra che tutto sia pronto ai blocchi di partenza, in attesa dello sparo.
L'articolo nel fondo della stessa pagina dal titolo L'impianto che "salvò" il Delta illustra di nuovo una storia tutta di parte sulla centrale in cui (lapsus?) non si nomina il processo e la sentenza del 31 marzo dello scorso anno che condannò Enel.

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