04 marzo 2006

L' area portuale di Ca' Cappello: "un cataclisma per il Polesine"

Riporto parte di articoli del Gazzettino di Rovigo del 2 marzo 2006 relativi al progetto della estesissima area portuale nella zona di Ca' Cappello (dove esiste anche un importante "Museo della Corte"; si trova sulla riva destra del Po di Levante, vicino alle valli da pesca e alla foce, in pieno Parco del Delta).
Il primo articolo di F. Pavan: "La grande area portuale-produttiva di Ca'Cappello, Porto Levante, si farà. Il Tribunale amministrativo di Venezia, rigettando il ricorso sporto dalle associazioni ambientaliste, ha di fatto dato il via libera ai lavori per realizzare l'insediamento, che sarà esteso su 3 milioni 700mila metri quadrati, 2 milioni e 700mila dei quali destinati ad attività produttive portuali, alla manipolazione ed alla prima lavorazione delle merci.
Una sentenza che [...] licenzia quella che sarà una delle maggiori aree produttive del Veneto. Un'installazione che dalla Regione Veneto e dal Comune di Porto Viro viene vista come un'occasione di sviluppo, mentre per Italia Nostra, Wwf, Legambiente e Comitato Basso polesano antiterminal è l'ennesimo colpo inferto ad un territorio di insostituibile valore naturalistico e paesaggistico quale è il Delta del Po.[...] I giudici amministrativi hanno sostenuto che l'insediamento produttivo era già previsto dal piano d'area del Delta del Po del novembre 1994. Secondo le associazioni ambientaliste, però, il piano, nel prevedere il porto fluviale, escludeva "ipotesi di localizzazioni industriali in tale zona che non siano connesse con la necessità di servizio e stoccaggio portuale". In altri termini, cantieristica e magazzini, null'altro. La variante introdotta dal Comune di Porto Viro e approvata dalla Regione, invece, apre ad ogni installazione destinata alla "movimentazione, carico, deposito, manipolazione, prima lavorazione delle merci ... funzioni artigianali, produttive e laboratoriali, funzioni industriali produttive di tipo manifatturiero, commercio all'ingrosso ed artigianato di servizio". Di fatto, qualunque attività, purché "connessa con le necessità portuali" con l'esclusione di raffinazione di petrolio."
Il mondo ambientalista protesta.
Interviene Matteo Ceruti, avvocato di Legambiente, Italia Nostra e WWF: "Alla chiusura del cerchio manca ormai solo la definitiva approvazione ministeriale del progetto di trasformazione della centrale di Porto Tolle a carbone, in violazione della legge regionale istitutiva del Parco del Delta, che impone l'alimentazione degli impianti elettrici a gas metano o combustibile meno inquinante. Terminal gasifero, centrale a carbone, mega zona industriale: è dunque ormai chiaro che è stata definitivamente presa la decisione di fare della provincia di Rovigo uno dei maggiori poli energetico-produttivi del paese, una nuova Porto Marghera, incompatibile con qualsiasi ipotesi di sviluppo legato alla valorizzazione del territorio. [...] È tuttavia certo che in una democrazia questa scelta strategica non può essere tenuta ulteriormente nascosta, ma deve essere illustrata, con estrema chiarezza e trasparenza, alla comunità locale, alla quale va riconosciuto il diritto, se non di scegliere, almeno di conoscere il futuro del proprio territorio."

Come mai i tentativi e le proteste di noi ambientalisti per quanto ragionevoli e legittimi, suffragati dalle leggi e dai piani in vigore, non hanno trovato ascolto in chi ha il potere di compiere le scelte determinanti? Dove sono la partecipazione, la trasparenza, la democrazia?
Perchè c'è tanta distanza tra il dire e il fare nella politica?
La nostra democrazia assomiglia sempre più ad una oligarchia sempre più ristretta, e viene da pensare che poco delle accese discussioni che troviamo sui giornali sullo sviluppo del Delta trovi realmente spazio perfino all'interno dei partiti che contano, in altre faccende affaccendati!
Ci verrà riconosciuto almeno il diritto di sapere cosa ci aspetta? Purtroppo dubito anche di questo: più sappiamo, più potremmo agire...

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