18 ottobre 2007

Caro Francesco Rutelli

Pubblico con piacere la lettera che Gianluigi Ceruti, ex deputato verde e padre della Legge quadro sui Parchi, ha scritto all'ex collega cofirmatario dell'allora disegno di legge, e ora vice presidente del Consiglio, Francesco Rutelli.

LETTERA APERTA A FRANCESCO RUTELLI, VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI E MINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI

Caro Presidente e Ministro, caro Francesco,
ho appreso che giovedì prossimo parteciperai ad un meeting sul Delta del Po. Mi dicono che l’incontro vede tra i suoi sponsor la società
che intende realizzare alle foci del nostro maggiore fiume un terminal gasiero e l’Enel che vorrebbe convertire a carbone la centrale termoelettrica di Porto Tolle
di cui nel 1970 si prevedeva la chiusura definitiva dopo trent’anni.
Dalle anticipazioni che si sono lette sulla stampa c’è ancora chi vorrebbe fare del Delta del Po la pattumiera d’Italia, la cloaca dove scaricare tutte le iniziative più inquinanti, più degradanti, più dannose per le popolazioni e per l’ambiente in cui esse vivono seminando le consuete illusioni.

Come sai, il Delta del Po è un territorio anfibio prezioso e fragile dove le compatibilità ambientali di qualsiasi intervento vanno valutate con assoluto rigore e le scelte non possono essere improvvisate o dettate dagli interessi di pochi.
Dapprima vennero le centrali di metano che furono chiuse d’autorità verso la fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, dopo aver provocato fenomeni di subsidenza favorendo l’insorgere di alluvioni.
Poi nel 1970 la centrale termoelettrica di Porto Tolle, “cacciata a pedate” da altre province italiane, come ammise testualmente il presidente dell’Enel del tempo, imposta in Polesine ed accettata da una classe dirigente poco lungimirante, pronta a svendere se stessa e le popolazioni rappresentate.

Una recente sentenza di un Tribunale della Repubblica ha confermato che l’impianto di Porto Tolle, dalla sua entrata in funzione e sino al 2005 è stata la centrale Enel più inquinante d’Italia e, quindi, la maggior fonte fissa di inquinamento atmosferico del Paese.
Eppure questo territorio anfibio è vocato per la creazione di un’area naturale protetta di interesse internazionale per le sue zone umide che l’Unesco ha incluso nel progetto “Uomo e Biosfera” e le più prestigiose autorità scientifiche hanno sempre raccomandato di preservare per gli eccezionali valori naturalistici e biologici che rappresentano anche una fonte rilevante di potenziale ricchezza attraverso un turismo rispettoso dell’ambiente, come in tutto il mondo accade.
Fu proprio per queste sue intrinseche caratteristiche che nella decima legislatura presentammo, tu ed io insieme ad altri 36 deputati, la proposta di legge generale sui Parchi nazionali comprendendo nella lista anche il Delta del Po nel Veneto e in Emilia Romagna.

Caro Presidente e Ministro – caro Francesco, tu sai che quel progetto si è tradotto in una legge (n. 394 del 1991) che ha consentito all’Italia di conseguire traguardi apprezzati in tutto il mondo. Spero che anche tu come me sia fiero di quel risultato, che ha creato anche nuova occupazione, e risoluto a difendere quella conquista civile, culturale ed economica.
Purtroppo nel caso del Delta del Po la legge quadro sulle aree naturali protette è rimasta sostanzialmente inapplicata in quanto, in luogo del parco nazionale-interregionale, si sono realizzati due parchi regionali distinti, non collegati tra loro e privo, quello veneto, di alcune aree naturalisticamente fondamentali come valli, lagune, scanni, barene
Ciò malgrado la stessa legge veneta istitutiva del parco regionale del Delta ha previsto che gli impianti elettrici localizzati nel suo territorio debbano essere alimentati a gas metano o a combustibile meno inquinante, quale certamente non è il carbone.

Dopo le aggressioni e gli interventi più inconsulti, il Delta del Po e la sua gente non hanno bisogno di subire altre ferite, altri inganni, altre disillusioni.
Nel terzo millennio non è accettabile che si possa sacrificare ancora un territorio importante della nostra penisola e continuare a considerarlo, con cinica disinvoltura, colonia da conquistare.
Se il Governo italiano non farà la sua parte, troverà nel Delta persone, giovani ed associazioni disposti a trasferire questa problematica sul piano nazionale e internazionale.
Confidando che tu sia coerente con la tua storia personale, con il tuo passato e con la tua delicata funzione pubblica, ti saluto nel segno di un’antica, intatta cordialità.

- Gianluigi Ceruti -

1 commento:

Anonimo ha detto...

Una quindicina di anni fa,l'avvocato Ceruti propose provocatoriamente di affidare il Parco alle pro loco considerato che la DC lo voleva provinciale!
Io lo vorrei invece in gestione al bar SPORT(AAA).