E' di ieri la bella notizia (dall'articolo di F. Pavan - Il Gazzettino di Rovigo) che la Comunità Europea, attraverso "la competente Commissione Ue, ha inviato una lettera a Roma per la messa in mora dello Stato italiano che ha violato l'articolo 6 della direttiva 92/43 Cee."
Sempre dall'articolo l'avvocato Matteo Ceruti dice che «Non è ancora un vero e proprio pronunciamento. È però un primo passo importante per l'avvio di una procedura di infrazione a carico dell'Italia che potrebbe sfociare in un significativo precedente giuridico. Vuol dire che la Comunità europea ha riconosciuto nell'iniziativa dei ricorrenti un fumus di fondatezza sulla violazione delle procedure per la valutazione di incidenza ambientale. [...] Credo che anche i giudici italiani dovranno tener conto di come la vicenda si sta evolvendo sul piano giuridico»
Che dire? ... che forse saranno "gli stranieri" a salvarci!
Intanto anche a Trieste è iniziata una animata discussione transfrontaliera per i ben due progetti di rigassificatori: entrambi nel Golfo di Trieste. Per quanto riguarda il Terminal Offshore, il WWF parla di "Progetto da respingere perché carente e con analisi degli impatti ambientali molto superficiali". Mentre per il secondo rigassificatore le considerazioni sono ancora peggiori “Un progetto inaccettabile, con incredibili lacune e contraddizioni, e impatti negativi rilevanti”.
Le considerazioni fatte in Friuli Venezia Giulia rafforzano anche le nostre: al di là di tutti i problemi relativi alla (in)sicurezza degli impianti, il mare è uno solo, poco profondo, territorialmente stretto, risorsa economica redditizia, turisticamente valorizzabile. Vale davvero la pena di metterlo a rischio?
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