Da qualche giorno medito di scrivere nel mio piccolo anch'io due righe sulla tragedia del popolo tibetano, tenuto sottomesso con le armi ormai da cinquant'anni al dominio della Cina.
Poco se ne parla eppure, dopo le proteste della primavera scorsa, i monaci tibetani considerati terroristi dalle autorità cinesi stanno scontando le loro proteste pacifiche, con la "rieducazione politica" .
Molti che sono stati arrestati sono condannati ad anni di reclusione o all'ergastolo anche con sentenze segrete.
Dispiace ricordare quando fu Prodi, allora capo del Governo italiano, a piegarsi di fronte alle pressioni e agli interessi per la Cina rifiutando di incontrare il Dalai Lama, capo del governo tibetano in esilio e autorità m
assima spirituale del Tibet. Ne è valsa la pena?
Diverso è stato il comportamento del presidente di turno della UE Sarkozy, capace di sopportare le dure pressioni inevitabili delle Cina: ha incontrato ufficialmente il Dalai Lama. L'incontro perchè l'Europa possa mediare il conflitto fra il popolo tibetano e la Cina consente anche una passo avanti nella creazione di una radice comune dei popoli europei, che sia fortemente legata al rispetto dei diritti.
L'autorità spirituale del Dalai Lama, Nobel per la pace, spaventa i potenti. L'arroganza del potere è difficilmente arrestabile, anche quando rasenta il ridicolo.
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