C'era gente persino in piedi. Presenti molti amministratori, alcuni poi anche intervenuti nel dibattito. Coordinava G. Ceruti, noto avvocato ambientalista ed ex-parlamentare verde.
Dopo i saluti dell'assessore Pregnolato del Comune di Porto Viro, ha parlato A. Fioravanti, assessore all'ambiente del comune di Taglio di Po, illustrando i progetti di risparmio energetico in corso nel suo comune. Il primo utilizza una società ESCO che fornisce il progetto di adeguamento energetico degli edifici comunali e i finanziamenti per la sua realizzazione, soldi che poi la società recupera nel corso della durata del contratto senza alcuna spesa per il comune. Altri interventi sono la costruzione di due grandi tetti fotovoltaici su edifici comunali (tra cui il palazzetto dello sport) e la certificazione ambientale. Il comune risparmia sui costi dell'energia utilizzata per i propri consumi e ne produce in proprio dalle fonti rinnovabili.
La parola quindi è passata al prof. Gianni Mattioli, fisico nucleare e docente presso l'Università "La Sapienza" di Roma, che ha introdotto la sua relazione indicando prima di tutto una necessità: quella di trasferire le informazioni, di diffonderle (e io modestamente sto facendo la mia parte) in maniera da garantire a tutti di capire meglio la realtà in cui viviamo ed i suoi problemi. Partendo dai mutamenti climatici e dagli equilibri stabili e precari, la sua ampia relazione ha toccato gli aspetti cruciali del problema energetico nel nostro Paese, con uno sguardo all'Europa, nell'ambito della quale esistono trattati che ci vincolano alla riduzione delle emissioni, al risparmio energetico, all'incremento delle fonti rinnovabili.
Il coordinatore Gianluigi Ceruti rivolgendosi in particolare ai giornalisti presenti ha detto che è il momento di garantire la controinformazione in tutta Italia dando risalto alla serata anche sui giornali nazionali. E rivolgendosi all'associazione Articolo 21 ha chiesto espressamente che la RAI garantisca una informazione pluralistica.
Alla fine Mattioli ha affermato che carbone e nucleare sono scelte "non praticabili", ma questo non significa che allora lo scenario sia facile: "appena si scende sul terreno organizzativo, economico [...] si deve comprendere quanto sia difficile la strada delle energie alternative. Una strada obbligata ma difficile che si può portare avanti solo se c'è una partecipazione consapevole."
La parola quindi è passata al prof. Gianni Mattioli, fisico nucleare e docente presso l'Università "La Sapienza" di Roma, che ha introdotto la sua relazione indicando prima di tutto una necessità: quella di trasferire le informazioni, di diffonderle (e io modestamente sto facendo la mia parte) in maniera da garantire a tutti di capire meglio la realtà in cui viviamo ed i suoi problemi. Partendo dai mutamenti climatici e dagli equilibri stabili e precari, la sua ampia relazione ha toccato gli aspetti cruciali del problema energetico nel nostro Paese, con uno sguardo all'Europa, nell'ambito della quale esistono trattati che ci vincolano alla riduzione delle emissioni, al risparmio energetico, all'incremento delle fonti rinnovabili.
Il professore ha poi parlato del carbone come fonte energetica a basso costo, unico vantaggio per le aziende dell'energia, ma non per noi cittadini. Il suo discorso è poi proseguito con una lunga cronistoria dei fatti italiani legati allo sviluppo del nucleare e alla sua crisi successiva, a partire dalla fine degli anni Settanta, in cui gli Stati Uniti smisero di costruire nuove centrali. Infatti la valutazione del rischio conseguente all'impiego del nucleare lo ha reso poco conveniente. Poichè "il limite massimo ammissibile di radiazioni è quella dose di radiazione a cui sono associati effetti somatici o genetici che si considerano accettabili, a fronte dei benefici economici associati con le attività delle radiazioni", il rischio è accettabile solo se il bilancio è positivo. Per l'Italia, dove in quegli anni era rimasta attiva solo la centrale nucleare di Montalto di Castro, si valutarono i pro e i contro nel dover gestire le scorie radioattive e il governo ragionevolmente decise che non conveniva.
Nel 2005 Bush ha lanciato una nuova legge per enormi incentivi per impianti nucleari. Ha aggiunto poi ulteriori compensazioni nel caso di cantiere lungo. Oggi il gigante energetico Exxelon afferma che con i giganteschi incentivi di Bush forse ci saranno nuovi impianti.
Oggi il nucleare garantisce circa il 6% dell'energia mondiale. AIEA ci dice che uranio fissile ce n'è per 40 anni e prevede che il peso complessivo dell'energia nucleare scenderà in futuro intorno al 5%.
Il problema delle scorie radioattive rimane tuttora irrisolto e va messo effettivamente nel calcolo dei rischi per determinare i costi per ogni chilowattora.
Il professore ha concluso con un accorato appello alla necessità di utilizzare le fonti rinnovabili. "Se il governo italiano deciderà effettivamente di aumentare la produzione energetica dal nucleare, rimarrà la necessita di aumentare l'utilizzo delle fonti rinnovabili, che possono certamente garantire l'occupazione: potrebbero partire imprese per la produzione, la installazione, la manutenzione di impianti solari anche a Porto Tolle?"Il coordinatore Gianluigi Ceruti rivolgendosi in particolare ai giornalisti presenti ha detto che è il momento di garantire la controinformazione in tutta Italia dando risalto alla serata anche sui giornali nazionali. E rivolgendosi all'associazione Articolo 21 ha chiesto espressamente che la RAI garantisca una informazione pluralistica.
Alla fine Mattioli ha affermato che carbone e nucleare sono scelte "non praticabili", ma questo non significa che allora lo scenario sia facile: "appena si scende sul terreno organizzativo, economico [...] si deve comprendere quanto sia difficile la strada delle energie alternative. Una strada obbligata ma difficile che si può portare avanti solo se c'è una partecipazione consapevole."
L'incontro si è concluso con una calorosa, lunga e applauditissima ovazione finale.
Cliccare qui per ascoltare: l'introduzione di G. Ceruti, la relazione di Gianni Mattioli e la sua replica finale alle domande del pubblico:
Cliccare qui per ascoltare: l'introduzione di G. Ceruti, la relazione di Gianni Mattioli e la sua replica finale alle domande del pubblico:
5 commenti:
Non ero presente alla decantata lezione di Gianni Mattioli, ma mi è noto il suo consueto refrain sulla massima dose ammissibile di radiazioni.
Così come lui lo presenta, il concetto originale della ICRP, sembra un comporomesso tra l'etica e l'economia: niente di meno aderente alla realtà.
Il concetto di rischio accettabile è molto meno banale di quanto il Nostro si sforzi di dire e mi stupisco che nessuno dei radioprotezionisti sia ancora intervenuto a consigliargli di rivedere criticamente i concetti che propone.
In estrema sintesi, la radioprotezione ha tre principi fondamentali:
1) la giustificazione: ogni dose di radiazione deve essere giustificata da un beneficio;
2) l'ottimizzazione (ALARA): si deve ridurre al minimo ragionevolmente ottenibile ("As Low As Reasonably Achievable") la dose assorbita per una determinata attività;
3) la limitazione della dose: in ogni caso non devono essere superate dosi ammissibili stabilite dalla ICRP e dai regolamenti nazionali.
E' questo ultimo concetto che viene presentato in maniera fuorviante da Mattioli perché viene messo in relazione con la "convenzione" che non si debba ammettere l'esistenza di una soglia inferiore al danno da radiazione. Infatti, sebbene vi sia un'ampia discussione a livello scientifico sulla possibilità dell'esistenza di una soglia di dose al di sotto della quale le radiazioni non facciano male o, come qualcuno sostiene, possano addirittura stimolare positivamente i meccanismi di difesa, a livello normativo si è deciso di essere "conservativi". Questo conservativismo porta ad accettare l'ipotesi di "Linear No Threshold" (LNT) che è molto prudenziale perché:
a) si assume di poter estrapolare linearmente il danno osservato alle alte dosi (quelle delle esposizioni acute) anche alle basse dosi che assorbiamo a seguito delle applicazioni delle radiazioni;
b) si assume che non vi sia soglia alla dose capace di produrre danno.
Ora non bisogna confondere (ed è esattamente quello che fa il Nostro) un'ipotesi di lavoro con la realtà scientifica. In caso contrario, si giunge ad evidenti assurdi che spiegherò brevemente.
Caso della radiazione di fondo naturale.
Se assumessimo realmente che "ogni" anche piccola dose di radiazione facesse veramente male e che il rischio ad essa associato fosse inaccettabile, dovremmo tutti vivere nelle zone del pianeta meno radioattive, laddove il fondo naturale è più basso. Si sa infatti che il fondo naturale varia anche considerevolmente da luogo a luogo, ma non vi è evidenza epidemiologica di differenze locali nell'induzione di tumori legate a questa variazione. Oltre a ciò, nessuno di noi potrebbe mai accettare di viaggiare in aereo o di avere in casa propria un tavolo con il piano di granito, perché in entrambi i casi la dose da radiazione da noi assorbita sarebbe maggiore del normale e quindi inaccettabile.
Caso delle applicazioni mediche.
Quando ci sottoponiamo ad una radiografia o ad ogni altra pratica medica diagnostica o terapeutica coinvolgente l'assorbimento di una dose di radiazione nella realtà adottiamo spontaneamente il concetto di rischio accettabile, che ci appare tuttaltro che una mostruosità. Infatti, pensiamo che sottoponendoci a questa pratica avremo la possibilità di individuare e/o correggere un nostro eventuale problema di salute. Sappiamo però bene che non è buona cosa eccedere con le esposizioni ed i radiologi coscienziosi sconsigliano troppo frequenti applicazioni.
Insomma, mentre lasciamo a coloro che si occupano di danno biologico da radiazione di chiarire fino in fondo questo aspetto, appare una assoluta stortura utilizzare un concetto normativo per fare disinformazione in tema di danno da radiazione. E' più che evidente che se i principi della radioprotezione venissero applicati con altrettanto rigore in molti altri settori (la protezione delle popolazioni e dei lavoratori da inquinanti chimici, la prevenzione degli infortuni, ecc.) avremmo molti meno danni dalle attività che non riguardano l'uso di radiazione, su cui abilmente si glissa perché meno vendibili a livello di mercato del consenso.
Mi permetto quindi di ricordare a Mattioli che quando si è un docente universitario si dovrebbe cercare di essere molto fedeli alla verità. C'è infatti il pericolo che qualcuno meno culturalmente preparato di noi si fidi e creda davvero in quello che diciamo.
Se mi sarà possibile, e se altri non lo farà, scriverò un articolo sull'argomento per cercare di fare un'informazione un po' più corretta.
La ringrazio molto del suo intervento che è realizzato sulla sola base del mio post (una estrema sintesi non tecnica, come la ricordavo dalla conferenza). Per evitare fraintendimenti da pochi minuti è possibile ascoltare l'intervento completo del prof. Mattioli su cui lei può eventualmente precisare quanto io, non esperta, ho riportato.
Ringrazio Lei per l'ospitalità accordata al mio intervento.
Per quanto riguarda la fedeltà di quanto da Lei riportato, posso confermarle di aver sentito con le mie proprie orecchie esprimere in una trasmissione televisiva il concetto che ho cercato di contestare garbatamente. Inoltre, ho avuto modo di leggerne altrove.
Cordiali Saluti,
WA
Cosa dice lei signor Ambrosini del nucleare?
Vorrei chiedere al prof. Mattioli cosa ne pensa dell'energia nucleare pulita dal ferro del prf.Fabio Cardone.
Mi piacerebbe avere una sua risposta, perchè il problema dell'energia pulita dei cambiamenti climatici e tutto quanto collegato mi interessa molto.
Ringrazio
Luisa
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