Sembra che il Parco del Delta del Po sia segnato dalla malasorte. A quasi 10 anni dalla sua istituzione niente o quasi si è realizzato. Il Piano del Parco ancora attende di essere approvato e dopo numerosi passaggi di mano e commissariamenti, la sensazione di essere passati ogni volta dalla padella alla brace è forte. Oggi Presidenza (F. Saccardin, margherita, presidente Provincia Rovigo) e vicepresidenza del Parco(G. Gennari, F.I., vice sindaco Porto Viro comune capofila nella creazione di un polo energetico industriale nel Delta del Po: terminal gasiero, area di Ca' Cappello e in previsione banchina off shore per rottura di carico grandi navi) sono tenute saldamente in un perfetto equilibrio sinistra-centro-destra, ricco di importanti implicazioni sul futuro del Parco e del Delta (sarà un caso?) Dalle premesse è difficile pensare che la direzione intrapresa sia quella della valorizzazione del territorio e delle risorse naturalistiche. Sarà più facile assoggettare il tutto, anche il Parco, allo sviluppo insostenibile di un polo energetico e industriale, magari illudendo la gente di riuscire a far coesistere l'impossibile.
Qualcuno per facilitare questa coesistenza sta pensando ad esempio di far sparire dalla legge istituiva del Parco l'articolo 30 che vincola una qualsiasi centrale energetica dentro il Parco all'uso del "metano o di altro combustibile di pari o minor impatto ambientale". Se la legge vale dal '97 ed è sempre stata disattesa, certamente togliere l'articolo significherebbe favorire la politica industriale di Enel che per il nostro Delta progetta il carbone. Alla faccia di noi cittadini polesani.
E intanto un documento di paternità incerta gira strisciante tra le amministrazioni bassopolesane per accordarsi con l'azienda Enel e ottenere più soldi possibili in cambio del disturbo. Per fortuna qualcuno non è d'accordo.
Sarà una questione di prezzo?
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