10 luglio 2010

Giuliana Sgrena, l'Irak e le storie che non si raccontano più


La partecipazione di Giuliana Sgrena, giornalista del Manifesto, all'incontro dal titolo "Vittime di guerra in missione di pace" sul tema dell'informazione "Sparite- Sparate" al XXVII Festival dei Popoli del C.D.P., mi ha davvero colpito molto.
Bella la sua testimonianza di persona impegnata direttamente sul campo per informare correttamente dei fatti, evitando la censura di un potere che teme la narrazione della cruda realtà, e non vuole discussioni.
Come molte donne coraggiose del nostro tempo, Giuliana è piccola ed esile, come la sua voce, ma non si arrende ad una informazione "militarizzata", non solo nelle zone di guerra. Parla diretta, con chiarezza cristallina. Alcune donne lo sanno ancora fare; quasi mai lo sento più fare da nessuno. Non usa mezzi termini per raccontare anche della sua tremenda esperienza di vittima del rapimento in Irak, della morte dell'agente segreto Calipari, eventi su cui non è stato possibile fare completa chiarezza.
Inserendosi nel vivo del dibattito in corso, la Sgrena ha parlato anche dell'anomalia italiana e della difficoltà che il servizio pubblico riesca a garantire una informazione corretta.

Giuliana Sgrena, nonostante le difficoltà per la sua vicenda personale, è tornata in Irak, per vedere con i suoi occhi e raccontare la storia di un Paese di cui nessuno sembra più volersi occupare. Ciò che ha visto l'ha scritto in un nuovo libro dal titolo "IL RITORNO - dentro il nuovo Irak".
Non ci rimane che leggerlo ed attendere che Giuliana torni ancora in Polesine, per sentire un'altra storia (che nessuno ci racconta più).



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